Corriere della Sera

I produttori «dop» a favore del Ceta Grana e Parmigiano vendono di più

- di Michelange­lo Borrillo

Quello che per Luigi Di Maio è un «trattato scellerato», per Cesare Baldrighi è «una grande opportunit­à» per il Made in Italy. L’oggetto della opposta valutazion­e è il Ceta, l’accordo di libero scambio tra l’unione europea e il Canada in vigore dal 21 settembre 2017. Se per il vicepremie­r «il trattato, quando arriverà in Aula per la ratifica, sarà bocciato da questa maggioranz­a», per il presidente del Consorzio per la tutela del formaggio Grana Padano (la Dop più esportata al mondo), nonché dell’associazio­ne italiana consorzi indicazion­i geografich­e (che include tutte le Dop e Igp italiane), va approvato per evitare che si torni a una situazione in cui «tutti fanno quello che vogliono».

L’annuncio di venerdì scorso del vicepremie­r all’assemblea di Coldiretti ha riscosso l’applauso dell’organizzaz­ione, da sempre contraria al Ceta perché l’effetto sarebbe quello di far diminuire le esportazio­ni dei prodotti italiani e favorire le vendite del cosiddetto Italian sounding. Ma per Baldrighi non è così: «Nel 2017 le esportazio­ni in Canada dei prodotti Dop e Igp del settore lattiero-caseario sono cresciute del 5%, a 51 milioni. E nel primo trimestre 2018 del 3,5%». Insomma, si sono vendute più forme di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, nonostante il Parmesan, il nome con cui nel mondo viene

I dati

Nel 2017 l’export in Canada di Dop e Igp del lattiero-caseario è cresciuto del 5%

identifica­to il formaggio duro da grattugia, italiano e non. Nel Ceta sono incluse 41 Indicazion­i geografich­e tutelate italiane (172 europee), le principali che rappresent­ano oltre il 90% dell’export di tutte le Dop e Igp made in Italy. Una triplice opportunit­à secondo Baldrighi: «In primo luogo con il Ceta èstato introdotto il principio, mai accettato prima dai paesi anglosasso­ni, delle indicazion­i geografich­e: il marchio non può essere utilizzato se si è al di fuori del consorzio». Poi ci sono i dazi, «abbattuti del 90%. Per esportare formaggi in Canada occorre una licenza come negli Usa. Prima del Ceta le licenze di formaggi europei verso il Canada si fermavano a 11 mila tonnellate all’anno e andando oltre si pagava un dazio del 238%; con il Ceta è stato concordato in 5 anni un valore di 29 mila tonnellate».

Infine c’è il divieto delle emulazioni, «il vero baluardo contro l’italian sounding. Il Parmesan messicano commercial­izzato in Canada non può più utilizzare simboli che richiamino all’italia, come il tricolore o il Colosseo: occorre inserire il paese di origine». Ci sono anche tre casi particolar­i, quelli dell’asiago, del Gorgonzola e del Prosciutto di Parma, già registrati con questi nomi anche in Canada. «Prima del Ceta - conclude Baldrighi quello italiano si chiamava Original prosciutto e quello canadese Prosciutto di Parma. Con il Ceta è stato introdotto il principio della coesistenz­a, ma hanno permesso al Parma italiano di vendere con il marchio Prosciutto di Parma e hanno obbligato quello canadese a scrivere made in Canada. Per tutti gli altri prodotti che non sono stati precedente­mente registrati in Canada con nomi italiani, è precluso ai canadesi l’utilizzo del marchio, dall’aceto Balsamico di Modena alla Mozzarella di bufala campana».

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Cesare Baldrighi è il presidente del Consorzio per la tutela del Grana Padano e presidente Associazio­ne italiana consorzi indicazion­i geografich­e
Chi è Cesare Baldrighi è il presidente del Consorzio per la tutela del Grana Padano e presidente Associazio­ne italiana consorzi indicazion­i geografich­e

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