Corriere della Sera

«I risultati del vertice? Più che diplomazia questo è marketing»

- Di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

d

Il contenuto di fondo è assente, molta auto congratula­zione, annunci senza conseguenz­e. Putin ha vinto due volte: con i Mondiali e ieri

PARIGI «Questo vertice mi ha fatto pensare a quello di Singapore tra Trump e il dittatore nord-coreano Kim Jong-un: più marketing che diplomazia», dice Dominique Moïsi, geo-politologo francese molto attento all’america (dove ha insegnato, ad Harvard) e alle relazioni atlantiche.

Perché i summit di Trump sono diversi?

«Il contenuto di fondo è assente, molta auto-congratula­zione, annunci senza conseguenz­e, la voglia di fare credere che con una stretta di mano si risolvano problemi che duravano da decenni».

Allude alla frase di Trump sulle relazioni Usa-russia «pessime fino a quattro ore fa?»

«Esatto, Trump si spaccia come un uomo capace di convincere Putin e di imprimere svolte diplomatic­he epocali. Come ha fatto con Kim Jong -un, del resto, e poi si è visto che aveva ottenuto ben poco, se non dare legittimit­à a un dittatore».

Ci sono punti di contatto reali tra Stati Uniti e Russia?

«Sì, per esempio sia Trump sia Putin vogliono sostenere Netanyahu e Israele, e sulla Siria l’america ha ormai quasi accettato la soluzione Assad voluta dalla Russia. Sull’iran le posizioni restano lontane. Ma i temi sono secondari, quel che interessav­a a Trump e a Putin era fare lo show delle proprie personalit­à».

Chi esce vincitore?

«Putin, due volte. Perché la Coppa del Mondo in Russia è stata un grande successo e perché in nessun momento della conferenza stampa è stato mai messo in difficoltà da Trump».

Che anzi sembrava avere come unico obiettivo quello di difendere Putin dalle accuse

di avere interferit­o nelle elezioni americane a suo vantaggio.

«La dimensione di politica interna americana è molto importante. Più sostiene Putin, più Trump difende se stesso. Dice di credere più a Putin che al procurator­e Mueller e alla sua lista di 12 funzionari russi sospettati di avere manovrato contro Hillary Clinton. Ancora una volta, è marketing politico rivolto ai suoi sostenitor­i, e funziona, perché la popolarità di Trump nelle ultime settimane è salita dal 35 al 45 per cento. Mi fa pensare a una frase del celebre drammaturg­o francese Jean Anouilh: “La propaganda è una cosa facile, basta dire qualcosa di enorme e ripeterla spesso”. Dubito che Trump abbia letto Anouilh, gli viene spontaneo».

Se la base è con Trump, anche nel partito repubblica­no aumentano le prese di distanza e le accuse esplicite di alto tradimento.

«Molti repubblica­ni per tradizione diffidano dell’urss prima e della Russia dopo, e si sentono traditi da Trump. Alcuni esponenti repubblica­ni di peso adesso sono preoccupat­i, consideran­o Trump più pericoloso del previsto».

Davvero Trump paga a Putin il debito per l’aiuto nella vittoria del 2016?

«Alcuni ipotizzano addirittur­a un Trump nelle mani dei russi sin dal 1987. E la storia dello scandalo sessuale a Mosca, evocato ancora oggi a Helsinki, è plausibile. Ma può bastare sempliceme­nte il fatto che Trump va davvero più d’accordo con i leader autoritari che con le democrazie. Forse Putin può anche ricattarlo, ma alla fine è secondario. Non ne ha bisogno».

Trump ha parlato dell’europa come «nemica».

«L’america non è più un alleato affidabile e questa potrebbe essere una grande occasione per unirci. Ma tra chi preferisce piuttosto avvicinars­i alla Russia, come l’italia, e chi si rifiuta di spendere di più, come la Germania, l’europa non avanza».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy