Weber (Ppe) con Salvini: «Sul terreno si muove bene Basta trafficanti di uomini»
Il presidente del gruppo: da Praga parole inaccettabili
Il premier ceco Babis ha detto che «la solidarietà fra i Paesi Ue nell’affrontare il dramma dei migranti è la strada verso l’inferno…».
«Ma è inaccettabile. Questo è inaccettabile. Ed è vero il contrario. Quella solidarietà, riproposta dall’italia, è la chiave dell’unità europea. Metterla in questione può portare alla fine dell’europa: Babis dovrebbe essere molto prudente, nell’affrontare certi temi. E Praga, che nega questo principio, dimentica che proprio dalla Ue ha già avuto e sta avendo molti aiuti, molti soldi».
Manfred Weber, 46 anni, bavarese, presidente del gruppo del Partito popolare europeo all’europarlamento e portavoce ufficioso di Angela Merkel in quelle aule, precisa di «appoggiare in pieno l’approccio italiano al problema ovvero un approccio europeo alla migrazione», quello spiegato a Bruxelles dal primo ministro Giuseppe Conte. «Penso che sia opportuno, come ha proposto il ministro Salvini, condurre negoziati diretti con la Libia e altri Paesi africani nostri amici per convincerli a fermare il modello di business dei trafficanti di esseri umani, com’è stato fatto in Turchia. Abbiamo bisogno di creare un meccanismo per distinguere alle frontiere i rifugiati dai migranti illegali, e rispedire questi ultimi da dove sono partiti. E noi, dalla Ue, siamo pronti a finanziare questo tentativo, come abbiamo già fatto con i 500 milioni di euro appena giunti da Bruxelles al Fondo Africa. I soldi sono sul tavolo, si tratta solo di negoziare e agire. Ripeto: rispetto alle politiche adottate dalla sinistra condivido quanto sta facendo Salvini sul terreno».
Anche i suoi principi politici?
«Abbiamo già sentito fin troppi discorsi populisti, ora servono le azioni. E a proposito dei discorsi pro o contro la solidarietà fra europei, c’è un’altra cosa che vorrei dire». Quale?
«Coloro che hanno preteso più sovranità, i più egoisti, hanno ottenuto esattamente il contrario, cioè più difficoltà oltre alla solitudine: possono testimoniarlo i britannici, dopo la loro Brexit. I sovranisti hanno sempre detto di credere in un’europa di nazioni indipendenti...».
E lei no?
«Anch’io, certo. Ma in una Ue che abbia istituzioni e principi comuni, perché solo questo può difenderla».
A proposito: Donald Trump ha appena detto di considerare l’europa «una nemica»…
«E c’è un messaggio principale che possiamo trarre da queste sue parole: dobbiamo alzarci e stare insieme, tutti uniti noi europei, per difendere il nostro commercio, la nostra storia, i nostri valori».
Possiamo ancora farlo?
«Certo che sì, proprio come abbiamo superato con l’unità il terremoto finanziario del 2008, e creato 10 milioni di nuovi posti di lavoro. Questa volta, il terreno giusto può essere proprio quello dell’immigrazione. Qui non c’è dibattito, nel senso che la questione è sul tavolo da tanto e da almeno 10 anni tutti sanno che cosa bisogna fare».
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Vale a dire?
«Fermare il business del traffico di esseri umani con l’aiuto dei nostri amici africani, applicare la solidarietà fra i Paesi europei. Non è più questione di capire, e spero proprio che anche fra le forze politiche di Bruxelles si trovi un compromesso prima delle prossime elezioni europee».