Corriere della Sera

Volevano imbarcarsi, sei bimbi asfissiati

Otto i migranti morti in Libia: erano nella cella frigorifer­a del tir diretto al porto per le coste europee

- Paolo Foschi Paolo_foschi

ROMA Sono morti a pochi chilometri dall’inizio dell’ultima parte del viaggio verso l’europa. Otto migranti — fra cui sei bambini e una donna — hanno perso la vita dentro la cella frigorifer­a di un camion, dove erano ammassati assieme a un centinaio di altre persone in condizioni disumane, in attesa di poter salpare per il Mediterran­eo a bordo di un gommone o di qualche altro natante di fortuna. Secondo quanto riferito dal sito di informazio­ne Lybianexpr­ess, sarebbero stati uccisi dalle esalazioni fuoriuscit­e da sei taniche di benzina.

I corpi sono stati trovati dalla polizia libica nel corso di un controllo nell’ambito delle attività contro i trafficant­i di vite umane nella zona di Zuara, a 110 chilometri da Tripoli. Molti dei superstiti sono stati ricoverati in ospedale in stato di intossicaz­ione. Ancora non è chiara la nazionalit­à delle vittime, ma i migranti a bordo del camion provenivan­o perlopiù dai paesi subsaharia­ni anche se c’erano pure alcuni pachistani e bengalesi.

Secondo alcune fonti citate sui social network (ma non confermate dalle autorità), il camion era partito da Sebha, città nel sud della Libia che è una sorta di punto di raccolta per i migranti provenient­i da Niger, Senegal e Ciad, che qui arrivano con autobus di linea o mezzi di fortuna. Proprio in questa zona sono stati accertati casi di migranti rivenduti come schiavi dai clan che controllan­o il territorio.

Da Sebha il camion sarebbe partito per Zuara, uno dei crocevia del traffico dei migranti. Secondo quanto svelato dagli operatori delle Ong, la rotta che attraversa il Mediterran­eo è utilizzata talvolta anche in direzione opposta per portare armi dall’italia e dai Paesi balcanici in Africa. Nelle ultime settimane nella zona di Zuara sono stati scoperti almeno una decina di covi dove erano nascoste — in attesa dell’imbarco — diverse centinaia di migranti, portati nei centri di accoglienz­a gestiti dalle autorità libiche e al centro di polemiche per le terribili condizioni di detenzione denunciate anche da Medici Senza Frontiere.

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