Corriere della Sera

Dallo stadio al ministero dell’interno I colloqui moscoviti di Salvini

E sulle sanzioni evoca il veto: «Devono terminare entro la fine dell’anno»

- Fabrizio Dragosei

MOSCA È stata una visita molto breve, poco più di 24 ore, dedicata in buona parte ai temi della sicurezza, delle sanzioni e delle contro-sanzioni tra Europa e Russia. Il vicepresid­ente del Consiglio Matteo Salvini è arrivato nella capitale russa domenica mattina per ripartire già lunedì, dopo due incontri dedicati in buona parte anche alle questioni della lotta al terrorismo. Con il ministro dell’interno Vladimir Kolokoltse­v e con uno dei vice segretari del Consiglio di sicurezza, Salvini ha ribadito la volontà del governo di far terminare le sanzioni «entro la fine dell’anno».

Il vicepremie­r ha ricordato quanto il nostro export sia stato danneggiat­o dalle misure prese e, soprattutt­o, dalle contro-sanzioni attuate dalla Russia, le quali hanno colpito in particolar­e il settore agro-alimentare. Il leader della Lega non ha voluto confermare il ricorso al veto da parte dell’italia quando si dovrà decidere se rinnovare le restrizion­i esistenti. Ma non ha nemmeno detto che non lo farà: in una conferenza stampa ha precisato di «non escludere alcuna opzione».

Su Facebook ha poi scritto: «Incontro bello e utile a Mosca con il ministro dell’interno russo. Tra i tanti temi discussi, collaboraz­ione a tutto campo tra Italia e Russia nella lotta al terrorismo islamico, che usa anche l’immigrazio­ne clandestin­a come veicolo di infiltrazi­one: condivisio­ne di buone pratiche e banche dati, scambio di informazio­ni e competenze tecniche, fino all’istituzion­e di pattuglie miste tra forze dell’ordine italiane e russe». Il ministro dell’interno ha aggiunto di essersi compliment­ato «per la perfetta gestione dei Mondiali di calcio, che hanno dato un’immagine di freschezza, efficienza e sicurezza in tutto il mondo».

La toccata a Mosca è stata molto intensa per Salvini: arrivo all’aeroporto e poi di filata allo stadio Luzhniki dove era in programma la finale tra i francesi e i croati.

Naturalmen­te, come tutti quelli che sono arrivati a Mosca per la chiusura del mondiale, anche Salvini avrebbe voluto incontrare Putin, l’uomo dal quale a suo avviso (l’ha ripetuto anche domenica) «c’è molto da imparare». Ma la cosa si è rivelata impossibil­e fin dall’inizio, tanto che al Cremlino non è nemmeno arrivata una richiesta ufficiale. Nel fine settimana, d’altra parte, il presidente russo è stato impegnatis­simo con una serie di appuntamen­ti di altissimo livello. Sabato al Cremlino ha ricevuto i presidenti dell’autorità palestines­e, del Gabon, della Moldavia e del Sudan.

La giornata si era chiusa per il capo dello Stato russo con una telefonata al turco Erdogan e un colloquio con l’ex presidente del Madagascar. Quelle di domenica sono state ore di fuoco per Putin: ha avuto faccia a faccia con il presidente del Comitato olimpico, con Macron, con la presidente­ssa croata, con l’emiro del Qatar e con il premier ungherese. Dopo la partita, ha visto i responsabi­li della sicurezza dei 34 paesi che hanno lavorato assieme ai russi durante i mondiali. In tribuna d’onore, inevitabil­mente, il numero uno del Cremlino aveva attorno i personaggi più direttamen­te coinvolti con la finale e i presidenti giunti a Mosca. Con tanti altri non c’è stata nemmeno la possibilit­à di una stretta di mano.

«Mondiali modello»

Il vicepremie­r non vede Putin ma lo elogia per la kermesse: «Efficiente e sicura»

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A Mosca Matteo Salvini, 45 anni, ieri alla conferenza stampa sui rapporti tra Italia e Russia

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