Dallo stadio al ministero dell’interno I colloqui moscoviti di Salvini
E sulle sanzioni evoca il veto: «Devono terminare entro la fine dell’anno»
MOSCA È stata una visita molto breve, poco più di 24 ore, dedicata in buona parte ai temi della sicurezza, delle sanzioni e delle contro-sanzioni tra Europa e Russia. Il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini è arrivato nella capitale russa domenica mattina per ripartire già lunedì, dopo due incontri dedicati in buona parte anche alle questioni della lotta al terrorismo. Con il ministro dell’interno Vladimir Kolokoltsev e con uno dei vice segretari del Consiglio di sicurezza, Salvini ha ribadito la volontà del governo di far terminare le sanzioni «entro la fine dell’anno».
Il vicepremier ha ricordato quanto il nostro export sia stato danneggiato dalle misure prese e, soprattutto, dalle contro-sanzioni attuate dalla Russia, le quali hanno colpito in particolare il settore agro-alimentare. Il leader della Lega non ha voluto confermare il ricorso al veto da parte dell’italia quando si dovrà decidere se rinnovare le restrizioni esistenti. Ma non ha nemmeno detto che non lo farà: in una conferenza stampa ha precisato di «non escludere alcuna opzione».
Su Facebook ha poi scritto: «Incontro bello e utile a Mosca con il ministro dell’interno russo. Tra i tanti temi discussi, collaborazione a tutto campo tra Italia e Russia nella lotta al terrorismo islamico, che usa anche l’immigrazione clandestina come veicolo di infiltrazione: condivisione di buone pratiche e banche dati, scambio di informazioni e competenze tecniche, fino all’istituzione di pattuglie miste tra forze dell’ordine italiane e russe». Il ministro dell’interno ha aggiunto di essersi complimentato «per la perfetta gestione dei Mondiali di calcio, che hanno dato un’immagine di freschezza, efficienza e sicurezza in tutto il mondo».
La toccata a Mosca è stata molto intensa per Salvini: arrivo all’aeroporto e poi di filata allo stadio Luzhniki dove era in programma la finale tra i francesi e i croati.
Naturalmente, come tutti quelli che sono arrivati a Mosca per la chiusura del mondiale, anche Salvini avrebbe voluto incontrare Putin, l’uomo dal quale a suo avviso (l’ha ripetuto anche domenica) «c’è molto da imparare». Ma la cosa si è rivelata impossibile fin dall’inizio, tanto che al Cremlino non è nemmeno arrivata una richiesta ufficiale. Nel fine settimana, d’altra parte, il presidente russo è stato impegnatissimo con una serie di appuntamenti di altissimo livello. Sabato al Cremlino ha ricevuto i presidenti dell’autorità palestinese, del Gabon, della Moldavia e del Sudan.
La giornata si era chiusa per il capo dello Stato russo con una telefonata al turco Erdogan e un colloquio con l’ex presidente del Madagascar. Quelle di domenica sono state ore di fuoco per Putin: ha avuto faccia a faccia con il presidente del Comitato olimpico, con Macron, con la presidentessa croata, con l’emiro del Qatar e con il premier ungherese. Dopo la partita, ha visto i responsabili della sicurezza dei 34 paesi che hanno lavorato assieme ai russi durante i mondiali. In tribuna d’onore, inevitabilmente, il numero uno del Cremlino aveva attorno i personaggi più direttamente coinvolti con la finale e i presidenti giunti a Mosca. Con tanti altri non c’è stata nemmeno la possibilità di una stretta di mano.
«Mondiali modello»
Il vicepremier non vede Putin ma lo elogia per la kermesse: «Efficiente e sicura»