«Una gioia pazzesca Anche i medici piangevano con noi»
«Sono andata a ritirare i risultati del test di gravidanza con poca fiducia, rassegnata ad avere un altro colpo. Sapevo in partenza che per noi avere un bambino era una mission impossible. Invece, ci sediamo di fronte al dottor Ermanno Greco al quale siamo arrivati dopo altri pellegrinaggi fuori Roma e ci dice: “Complimenti signora, la cicogna sta arrivando”. Siamo scoppiati tutti a piangere, io, mio marito Riccardo, i medici. Non scorderò mai quei momenti», racconta Laura, 42 anni, da due mamma «miracolata» di Valerio che il 4 agosto spegnerà la seconda candelina. Un bambino impossibile davvero, sbocciato dall’unico embrione che si poteva utilizzare perché malato soltanto a metà e non completamente come tutti quelli analizzati. La diagnosi preimpianto ha messo a nudo un’alterazione cosiddetta a mosaico che, se espressa al 100%, avrebbe portato ad aborto oppure alla nascita di un bimbo con deficit mentale. Invece è successo quanto è stato provato in una pubblicazione firmata dallo stesso Greco sulla rivista New England: le cellule buone possono prendere il sopravvento su quelle cattive. In questo caso l’unico embrione investito della responsabilità di dare vita ha compiuto la missione. Laura però ricorda anche le difficoltà: «È stato un impegno fisico pazzesco. La coppia, quando si intraprendono queste cure, deve essere solida altrimenti si rischia di diventare pazzi. Poi però si diventa pazzi di gioia».