Quanto il bonus cultura per i giovani ha contribuito all’acquisto di libri
Caro Direttore, rispondendo ad un lettore, Aldo Cazzullo, l’autorevole giornalista e scrittore che tutti noi conosciamo e regolarmente seguiamo, ha affermato che «non c’è dubbio» che il bonus cultura ai diciottenni — il provvedimento introdotto nel 2016, noto come «app18», che ha destinato 500 euro da spendere in consumi culturali ai giovani che raggiungevano la maggiore età — sia stato un fallimento. I numeri raccontano una storia differente. Nei tredici mesi dall’inizio di novembre 2016 alla fine di novembre 2017 circa 600 mila ragazzi, approfittando di questa opportunità, hanno effettuato acquisti per oltre 163 milioni di euro, con la lettura che si è dimostrata il prodotto culturale di gran lunga più apprezzato. Con acquisti per poco meno di 132 milioni di euro, i libri hanno assorbito l’80,6% della spesa complessiva, con l’8,9 e il 7,2 andato, rispettivamente, ai concerti e al cinema. I dati più recenti hanno confermato il quadro emerso dalle prime rilevazioni. Tra il 19 settembre 2017 e il 30 giugno di quest’anno, i 417mila ragazzi nati nel 1999 che hanno approfittato del bonus cultura, hanno speso 100 milioni, indirizzando di nuovo in larghissima parte, poco meno del 72% del totale, i loro acquisti. Se si considera che la legge del 2016 aveva stanziato 290 milioni e che di questi ne sono stati utilizzati solo 163 vuol dire che qualcosa (con in prima fila quasi certamente la complessità delle procedure richieste per approfittare dell’applicazione) non ha funzionato al meglio. Così come non sono certamente mancati episodi, deprecabili ma sul totale marginali, di indebito sfruttamento dell’opportunità di spesa offerta dalla legge. Resta, tuttavia, indubitabile il segno di un’operazione di grande successo, che ha offerto a tantissimi giovani la possibilità di effettuare consumi culturali che altrimenti non si sarebbero forse potuti permettere. E se guardiamo al peso dei libri sul complesso della spesa, appare altrettanto evidente non solo il profilo e la qualità delle scelte effettuate ma anche quanto l’app18 si sia tradotta in un preziosissimo sostegno delle famiglie che hanno con questo finanziato l’acquisto dei testi per l’università dei loro figli. Sono con tutta evidenza queste le considerazioni che hanno spinto il nuovo ministro dei Beni e delle Attività Culturali Alberto Bonisoli a confermare il bonus cultura. I possibili e ragionevoli aggiustamenti anticipati dal ministro al provvedimento — a valere, peraltro, solo dai prossimi anni dato che per quest’anno nulla sarà cambiato per evitare che possano andare perdute le risorse stanziate — dall’estensione oltre i soli diciottenni all’introduzione di un tetto al reddito, valgono, peraltro, a ribadirne il valore e l’importanza. Aldo Cazzullo, questo sì senza alcun dubbio, ha però mille ragioni nel ricordare che l’italia non è esattamente una terra di lettori. Con solo il 62% di italiani che leggono un libro almeno una volta l’anno, siamo quasi in coda alla classifica europea. Alla pari, questo sì, degli spagnoli e, poi, non così distaccati dal 68,7% dei tedeschi, ma ben lontani dall’84% dei francesi. Molto, moltissimo, resta dunque da fare per promuovere la lettura, bene pubblico, fondamento e condizione per l’accesso al sapere. Nelle liste delle cose da fare, tra le quali un posto di rigore spetta al sostegno alle biblioteche e alle librerie, il bonus cultura si è imposto come uno strumento prezioso. Tanto prezioso che persino la Francia sta pensando di replicarlo. Gli editori italiani, che con circa 3 miliardi di fatturato rappresentano la prima industria culturale del Paese, sono impegnati a fare la loro parte. Donando — ma non sono che due esempi — i libri scolastici alle famiglie colpite dal terremoto, promuovendo un progetto come «Io Leggo Perché» che in ottobre vivrà la sua quarta stagione e che nelle tre prime precedenti ha già portato a regalare oltre 350mila libri alle biblioteche scolastiche. (a. c.) In sintesi: 290 milioni stanziati; 163 spesi. Fallimento o «qualcosa non ha funzionato»? Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?