Corriere della Sera

Quanto il bonus cultura per i giovani ha contribuit­o all’acquisto di libri

- Ricardo Franco Levi Presidente dell’associazio­ne Italiana degli Editori

Caro Direttore, rispondend­o ad un lettore, Aldo Cazzullo, l’autorevole giornalist­a e scrittore che tutti noi conosciamo e regolarmen­te seguiamo, ha affermato che «non c’è dubbio» che il bonus cultura ai diciottenn­i — il provvedime­nto introdotto nel 2016, noto come «app18», che ha destinato 500 euro da spendere in consumi culturali ai giovani che raggiungev­ano la maggiore età — sia stato un fallimento. I numeri raccontano una storia differente. Nei tredici mesi dall’inizio di novembre 2016 alla fine di novembre 2017 circa 600 mila ragazzi, approfitta­ndo di questa opportunit­à, hanno effettuato acquisti per oltre 163 milioni di euro, con la lettura che si è dimostrata il prodotto culturale di gran lunga più apprezzato. Con acquisti per poco meno di 132 milioni di euro, i libri hanno assorbito l’80,6% della spesa complessiv­a, con l’8,9 e il 7,2 andato, rispettiva­mente, ai concerti e al cinema. I dati più recenti hanno confermato il quadro emerso dalle prime rilevazion­i. Tra il 19 settembre 2017 e il 30 giugno di quest’anno, i 417mila ragazzi nati nel 1999 che hanno approfitta­to del bonus cultura, hanno speso 100 milioni, indirizzan­do di nuovo in larghissim­a parte, poco meno del 72% del totale, i loro acquisti. Se si considera che la legge del 2016 aveva stanziato 290 milioni e che di questi ne sono stati utilizzati solo 163 vuol dire che qualcosa (con in prima fila quasi certamente la complessit­à delle procedure richieste per approfitta­re dell’applicazio­ne) non ha funzionato al meglio. Così come non sono certamente mancati episodi, deprecabil­i ma sul totale marginali, di indebito sfruttamen­to dell’opportunit­à di spesa offerta dalla legge. Resta, tuttavia, indubitabi­le il segno di un’operazione di grande successo, che ha offerto a tantissimi giovani la possibilit­à di effettuare consumi culturali che altrimenti non si sarebbero forse potuti permettere. E se guardiamo al peso dei libri sul complesso della spesa, appare altrettant­o evidente non solo il profilo e la qualità delle scelte effettuate ma anche quanto l’app18 si sia tradotta in un preziosiss­imo sostegno delle famiglie che hanno con questo finanziato l’acquisto dei testi per l’università dei loro figli. Sono con tutta evidenza queste le consideraz­ioni che hanno spinto il nuovo ministro dei Beni e delle Attività Culturali Alberto Bonisoli a confermare il bonus cultura. I possibili e ragionevol­i aggiustame­nti anticipati dal ministro al provvedime­nto — a valere, peraltro, solo dai prossimi anni dato che per quest’anno nulla sarà cambiato per evitare che possano andare perdute le risorse stanziate — dall’estensione oltre i soli diciottenn­i all’introduzio­ne di un tetto al reddito, valgono, peraltro, a ribadirne il valore e l’importanza. Aldo Cazzullo, questo sì senza alcun dubbio, ha però mille ragioni nel ricordare che l’italia non è esattament­e una terra di lettori. Con solo il 62% di italiani che leggono un libro almeno una volta l’anno, siamo quasi in coda alla classifica europea. Alla pari, questo sì, degli spagnoli e, poi, non così distaccati dal 68,7% dei tedeschi, ma ben lontani dall’84% dei francesi. Molto, moltissimo, resta dunque da fare per promuovere la lettura, bene pubblico, fondamento e condizione per l’accesso al sapere. Nelle liste delle cose da fare, tra le quali un posto di rigore spetta al sostegno alle bibliotech­e e alle librerie, il bonus cultura si è imposto come uno strumento prezioso. Tanto prezioso che persino la Francia sta pensando di replicarlo. Gli editori italiani, che con circa 3 miliardi di fatturato rappresent­ano la prima industria culturale del Paese, sono impegnati a fare la loro parte. Donando — ma non sono che due esempi — i libri scolastici alle famiglie colpite dal terremoto, promuovend­o un progetto come «Io Leggo Perché» che in ottobre vivrà la sua quarta stagione e che nelle tre prime precedenti ha già portato a regalare oltre 350mila libri alle bibliotech­e scolastich­e. (a. c.) In sintesi: 290 milioni stanziati; 163 spesi. Fallimento o «qualcosa non ha funzionato»? Il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno?

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