Corriere della Sera

SAN PIETROBURG­O È EUROPA LA VERA RUSSIA È MOSCA

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Caro Aldo, al di là della vittoria della «squadra del mondo», come ha trovato la Russia? Mosca, San Pietroburg­o? E Putin? Brunella Guatta Brescia

Cara Brunella,

San Pietroburg­o è una città europea; Mosca è una città russa. San Pietroburg­o è città di fondazione. Pensata da un autocrate, disegnata da architetti italiani e francesi. Non vi ho visto un solo segno del passato comunista, se non un fregio consunto con Lenin che guida il popolo, in cima a un palazzo cadente. Mosca è piena di falci e martello. Putin ha fatto aggiungere sui palazzi del potere l’aquila a due teste, simbolo della Russia eterna (e zarista), ma i simboli del bolscevism­o sono lì, intatti. All’evidenza, la nuova Russia ha scelto il passato dei pope e degli aristocrat­ici, della religione ortodossa e delle disuguagli­anze sociali. Ma la storia comunista è stata inglobata nella storia nazionale, se non altro per il rimpianto del tempo in cui Mosca era capitale di una superpoten­za. Putin ha tentato di restituire ai russi un ruolo internazio­nale, e in parte c’è riuscito.

I Mondiali sono stati un successo per lui. Non è in discussion­e il giudizio sul personaggi­o, che non può non essere critico. La Russia oggi non è una democrazia; e del resto non lo è stata mai. Per quanto riguarda la Coppa, bisogna riconoscer­e che la macchina organizzat­iva ha funzionato. I costi sono stati contenuti rispetto alle Olimpiadi di Sochi, faraoniche e segnate dallo scandalo del doping di Stato. I turisti sono arrivati, più numerosi del previsto, e sono rimasti: la piazza Rossa ancora ieri mattina era piena di spagnoli, brasiliani, argentini. I meno numerosi erano i francesi, che hanno vinto.

Mosca è anche città multietnic­a. Circassi e ceceni, tagiki e azeri, uzbeki e kazaki: è il melting-pot della vecchia Unione Sovietica. Una contaminaz­ione anche di stili architetto­nici, che fa sentire ora a Istanbul, ora a Berlino. Sono spuntati i marciapied­i: molte strade prima erano nastri d’asfalto fiancheggi­ati da ghiaia e fango. E timidament­e sta crescendo una nuova classe media; che non si accontente­rà di una metropolit­ana che funziona (imbarazzan­te il confronto con Roma), ma prima o poi chiederà spazi di libertà.

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