Malaffare, alleanze, corruzione: «Suburra» riparte dalla politica
I giochi di potere e gli affari oscuri a Roma nel secondo capitolo della serie
Qui non c’è il mondo di sopra e il mondo di sotto: è rimasto solo il mondo della politica e i suoi affari oscuri. «Sì — dice il regista Andrea Molaioli — il focus della seconda serie di Suburra (disponibile dall’inizio del ‘19) è la politica», mentre nella prima c’era il triangolo politica, Chiesa, malavita. Intendiamoci: senza criminalità organizzata non esisterebbe la serie che ha raccolto l’eredità di Romanzo Criminale e Gomorra.
Numeri impressionanti: Suburra nel 2017 esordì con 125 milioni di utenti nei 190 Paesi collegati a Netflix.
Prodotte da
Cattleya con Rai Fiction, otto nuove puntate, cinque girate da Molaioli (La ragazza del lago) e tre da Piero Messina (siciliano, ha debuttato in gara alla Mostra di Venezia con un film severo, L’attesa).
Siamo alla Vela di Calatrava, a Sud di Roma, sporcizia e abbandono, non c’è pavimentazione né finestre allo scheletro del celebre architetto, eterno cantiere mai finito, monumento allo spreco di denaro pubblico. Benché nella Il cast ● La serie racconta la malavita di Roma attraverso le vite di diversi personaggi tra politici e gente comune serie non venga contestualizzato, questo è il luogo in cui i protagonisti del malaffare si riuniscono: «Volete entrare negli affari di Roma? Quello che è stato fatto ieri non è bastato, serve una cosa più grossa, Ostia non basta, dobbiamo andare in centro, spaventare la borghesia. È pieno di telecamere e guardie? Meglio, così il giorno dopo stiamo su tutti i giornali». Sono sempre loro, i personaggi hanno un’identità forte e si sovrappongono ai nomi degli attori. Ecco Aureliano interpretato da Alessandro Borghi (figlio di una famiglia di criminali di Ostia, cerca la sua strada); Spadino di Giacomo Ferrara (lo zingaro gay); Amedeo Cinaglia il politico è Filippo Nigro. Poi c’è Lele di Eduardo Valdarnini, che si arruola «per vendetta» nella polizia, mantenendo le sue amicizie pericolose. E la Sara Monaschi di Claudia Gerini che dice: «Persi i miei contatti col Vaticano e il marito da cui ho divorziato, risorgo a nuova vita a capo di una Onlus, faccio soldi con i migranti». È la politica, a determinare «alleanze, tradimenti, vittorie, sconfitte».
Nigro è «l’ago della bilancio, spinto da una morale corrotta e dall’ipocrisia, a seconda della convenienza». Suburra si ispira alla realtà ma nessun richiamo alla cronaca e agli sbarchi negati, anche perché si svolge nel 2008, alla vigilia della nomina a sindaco Le riprese Francesco Acquaroli (Samurai) e Eduardo Valdarnini (Lele) durante le riprese della seconda serie di «Suburra» di Alemanno. Ma certe criticità nella Capitale sono antiche, e pensando alla Vela e alle voragini che si aprono nell’asfalto stradale la serie si potrebbe chiamare «Subbuca».
Dalla storia di formazione (alla criminalità), affrancatisi «dal loro contesto familiare e da chi li comandava», qui i personaggi «vogliono conquistare nuove posizioni e rilanciare», entrano nell’età adulta, e dunque il fascino del potere, in una Roma dominata da «corruzione e confusione» (sulla trama sono abbottonati).
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Piovra a oggi, il rischio emulazione delle serie criminali? Borghi: «Alla base di tutto c’è l’intelligenza delle persone, i miei genitori mi insegnarono cos’è giusto o sbagliato, anche se a un bambino di 8 anni non farei vedere Suburra». Ferrara (braccialetti d’oro ovunque, al polso un camaleonte): «Abbiamo girato in un centinaio di location, compresi posti coloriti, a Ostia certi figuri erano i nostri primi fan, ci aiutavano a mantenere il silenzio sul set, a deviare il traffico». Molaioli, raccontate un mondo senza speranza? «Loro la cercano, ma nel modo sbagliato».