Corriere della Sera

Il Caso conta sempre di più ma è sconfitto dalla Necessità

- Di Aldo Cazzullo

Èstato il Mondiale del Caso. Mai tante partite decise da carambole, rimpalli, autoreti. E rigori artificial­i, assegnati al microscopi­o; magari anche giusti, ma che a velocità normale non sarebbero stati concessi. Pure i match più importanti sono stati condiziona­ti dalla sorte. Grazie a un autogol la Spagna è andata in vantaggio sulla Russia (che ha pareggiato su rigore per un rimpallo finito sul braccio alzato di Piqué; e chissà se l’arbitro l’avrebbe concesso, se la stessa azione fosse avvenuta nell’area dei padroni di casa). Un rimpallo ha mandato in gol Messi con la Francia. Un’autorete ha sbloccato il quarto di finale più importante, Brasilebel­gio, e la stessa finale. Perché tante carambole? Perché il pallone è troppo leggero? Perché si gioca in venti-trenta metri? Perché sugli angoli saltano più calciatori di un tempo, portiere compreso? Se si aggiunge la variabile degli incredibil­i errori dei portieri stessi, dall’assist di Caballero per Rebic alle mani pieghevoli di Muslera fino al dribbling mancato di Lloris su Mandzukic (per tacere di Kairus, match-winner per il Real nella finale di Champions), si arriva alla conclusion­e che nel calcio contempora­neo il fattore più importante non sia il fuoriclass­e, non il collettivo, non l’allenatore; ma la sorte. In effetti la Francia è considerat­a la squadra più fortunata. Anche la più forte, però. Il Caso può essere indirizzat­o. Nessuno ad esempio avrebbe previsto la Russia nei quarti. E il Caso può essere razionaliz­zato. Se il palo, come diceva Boniperti, è un tiro sbagliato, l’autogol, in fondo, è un errore. Al di là degli episodi, oltre alla continuità con cui la Francia è andata in gol su calcio piazzato — il colpo di testa di Varane con l’uruguay, quello di Umtiti con il Belgio —, è parso che talora fosse scesa in campo la Necessità. Le cose vanno come devono andare, anche nel più imprevedib­ile degli sport. La Croazia si scopre e Mbappé, fino a quel momento inutile, la infila. Il bello del calcio, com’è noto, è che non sempre il più forte vince. Ma quasi sempre succede. Possiamo serenament­e concludere che è andata così anche stavolta.

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