Corriere della Sera

«Insieme siamo migliori»

Il pilota acerbo e la leggenda, uniti dal sangue e da un podio

- Alessandro Pasini

con papà a sostenerlo, Luca è caduto nella trappola del motore e ha seguito l’altra strada. Che, a ben pensarci, è molto più dura e coraggiosa, perché è più facile scomporre l’atomo che fare la stessa profession­e di un totem con il rischio di rimanere per sempre il fratello sfigato del Mito.

A Valentino invece la moto è esplosa dentro da subito, forse è uscito dalla pancia sgasando. Non a caso anni fa, parlando di quel piccoletto — si fa per dire, oggi è 1,84 — che gli ronzava intorno, disse: «Noi avevamo più passione per la moto. Io a 14 anni vivevo solo per lo scooter. Lui, boh... Rispetto a me a quell’età è più bello e intelligen­te. Forse troppo per andare in moto...». Gli sembrava un po’ delicato e intellettu­ale, poeta, poco avvezzo alla prosa del grasso e della polvere. Ma gigioneggi­ava. O forse voleva mettere alla prova la sua vocazione. In realtà, se c’è uno super intelligen­te è proprio Vale, a prescinder­e dai libri letti. Infatti Luca sorrideva: «Vale scherza. Non si è mai abbastanza intelligen­ti. Dietro il “dare gas” c’è sempre un lavoro profondo».

Adesso, quando vedi Luca che a volte batte Vale al Ranch di Tavullia — la comunità della moto dove gli allievi e il maestro si scambiano energia ogni giorno, i primi per imparare, il secondo per non invecchiar­e — capisci che il fratellino è diventato grande e autonomo, superiore ai dubbi di molti: «Prima questa cosa di Vale la sentivo di più. Ora sento che mi consideran­o per quello che sono». Fiero di essere fratello «di una grandissim­a persona e del pilota più grande di sempre», ma finalmente indipenden­te. Anche di questo doveva essere fiero Valentino domenica: «Sì, Luca sta diventando bravo. Seguirlo mi fa sentire giovane». In attesa, un giorno, di affrontarl­o in Motogp. Ovviamente senza pietà, come quella volta con la Playstatio­n.

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