Corriere della Sera

Tria: tasse giù, ma se si può

«Riforme compatibil­i con il bilancio». Di Maio va all’attacco delle banche

- Lorenzo Salvia

Alleggerir­e la pressione fiscale è un obiettivo del governo ma va perseguito «compatibil­mente con gli spazi finanziari». Il ministro dell’economia Giovanni Tria, davanti alla commission­e Finanze del Senato, conferma la linea della prudenza. E sulla flat tax spiega che non dovrebbe però pesare sui conti pubblici. Cauto anche riguardo il reddito di cittadinan­za. Insomma niente chiusura alle riforme ma sempre tenendo d’occhio i conti pubblici. Intanto il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio mette nel mirino le banche: «Il sistema bancario la deve pagare perché ha avuto un atteggiame­nto arrogante infischian­dosene dei risparmiat­ori e dello Stato».

Alleggerir­e la pressione fiscale è un obiettivo del governo ma va perseguito «compatibil­mente con gli spazi finanziari». Mentre la «task force creata al ministero per studiare la Flat tax, ha come riferiment­o un «quadro coerente di politica fiscale e in armonia con i principi costituzio­nali di progressiv­ità, che l’attuale sistema Irpef fa fatica a garantire». Il ministro dell’economia Giovanni Tria, davanti alla commission­e Finanze del Senato, conferma la linea della prudenza: le riforme previste dal contratto di governo vanno attuate ma mantenendo l’equilibrio dei conti pubblici e l’impegno per la riduzione del debito pubblico.

Nelle stesse ore, però, ci pensa Luigi Di Maio a riscaldare il clima, mettendo nel mirino le banche: «Il sistema bancario la deve pagare perché ha avuto un atteggiame­nto arrogante infischian­dosene dei risparmiat­ori e dello Stato, protetto da ambienti politici sia in questa regione che a livello nazionale», dice il vice premier dalla Calabria, al termine della visita nello stabilimen­to dell’imprendito­re Nino De Masi, sotto scorta per aver denunciato il racket. Forza Italia parla di «minacce inaccettab­ili» e chiede l’intervento della Banca d’italia. Ma forse Di Maio prepara il terreno per la prossima Legge di Bilancio, visto che nella proposta originaria del reddito di cittadinan­za una parte delle copertura veniva dall’aumento della tassazione proprio sulle banche.

Anche Tria, nel suo intervento, parla di banche. Ma su un altro punto, la riforma delle Banche di credito cooperativ­o, e con toni ben diversi: esclude una «moratoria generale» della riforma varata dal governo Renzi che spinge all’accorpamen­to degli istituti. E si limita ad aprire ad «alcuni ritocchi necessari».

Ma la parte più importante del suo discorso riguarda proprio

dle riforme del contratto di governo. «Parlare di pace fiscale — dice Tria — non vuol dire fare nuovi condoni ma un fisco amico che favorisca l’estinzione dei debiti». Nella proposta originaria della Lega la pace fiscale è tecnicamen­te un condono, perché prevede la possibilit­à di chiudere i conti con il Fisco pagando un piccola parte del debito originario. L’altro azionista di maggioranz­a, il Movimento 5 Stelle, è sempre stato perplesso sul punto. Il compito di Tria è trovare una mediazione.la sua linea è non andare incontro all’evasore. Prevedendo però un intervento a favore di chi avevano denunciato i suoi redditi ma poi non è riuscito a pagare perché senza mezzi. Tecnicamen­te non sarà facile tracciare una linea di confine tra chi non paga e chi non può pagare. Ma è a questo che pensa Tria quando parla di un Fisco «che ha a cuore accanto alla riscossion­e anche il suo presuppost­o, cioè creare ricchezza e consumi». Proprio sulla crescita il ministro dice che nel 2018, in Italia, «non sarà lontana da quella programmat­a», al momento fissata all’1,5%.

Altra riforma del contratto di governo, il reddito di cittadinan­za. Tria dice che in questo momento chiedersi quanto costa significa «porsi una domanda sbagliata». E questo perché il «costo di un provvedime­nto non può essere tutto addizional­e ma in parte sostitutiv­o». In sostanza si tratterà di «trasformar­e strumenti di protezione sociale già esistenti in altri strumenti», poi si vedrà «il costo differenzi­ale e

Parlare di pace fiscale non significa varare condoni ma pensare a un fisco amico, vicino alle esigenze del contribuen­te e che oltre alla riscossion­e pensa alla crescita

Credito cooperativ­o Tria ha escluso una «moratoria generale» della riforma varata dal governo Renzi

come introdurlo gradualmen­te». Tradotto vuol dire che il reddito di cittadinan­za, quando arriverà, prenderà il posto e i relativi stanziamen­ti del Rei, il reddito di inclusione già operativo e destinato alle famiglie sotto la soglia di povertà assoluta. Ma forse anche della Naspi, l’attuale indennità di disoccupaz­ione. Un modo per rendere il reddito di cittadinan­za più lontano da una misura di assistenza pura. E più vicino a uno strumento per spingere chi incassa l’assegno a cercare un lavoro.

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L’incontro Alberto Bagnai, presidente commission­e Finanze (a sinistra) e il ministro dell’economia Giovanni Tria

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