Corriere della Sera

Lettera alla figlia di Tullia Zevi «firmata» Hitler

Roma, insulti e foto di Hitler. «Colpita perché coltivo l’arte della memoria»

- di Paolo Conti

Una lettera con l’immagine di Adolf Hitler e le parole: «Mi duole di non averla conosciuta nei miei campi di concentram­ento!». Destinatar­ia la figlia di Tullia Zevi, Adachiara.

Le parole sono in stampatell­o ed è bene riportarle, nella loro ignobile formulazio­ne, per documentar­e di cosa si tratta. In alto, un’immagine di Adolf Hitler in divisa, la fascia con la svastica nazista al braccio sinistro. E sotto: «Pregiatiss­ima signora, mi duole molto il fatto di non averla conosciuta nei miei campi di concentram­ento! Peccato sarebbe stata per me un’esperienza selezionat­rice e di alta scrematura...». Seguono insulti personali e razziali, poi arriva la delirante conclusion­e. Che suona così: «Ma non è detto! Ci sono tanti miei seguaci e… non è detta l’ultima!».

Una minaccia formulata secondo gli stereotipi più odiosi dell’antisemiti­smo. La lettera è stata ricevuta giorni fa da Adachiara Zevi — figlia del grande architetto Bruno e di Tullia Zevi, per anni presidente dell’unione delle comunità ebraiche italiane — che ha sporto denuncia. Adachiara Zevi presiede l’associazio­ne culturale «Arte in Memoria», animatrice di due straordina­rie iniziative a Roma. Cioè le Pietre d’inciampo, i sampietrin­i in ottone dorato ideati dall’artista tedesco Gunter Demnig per segnalare il luogo dove abitò o da dove venne deportata una delle vittime della Shoah. Zevi coordina il progetto romano, alla fine di gennaio le Pietre a Roma saranno 250.

E poi la sua associazio­ne organizza dal 2002 la Biennale internazio­nale di arte contempora­nea «Arte in Memoria», allestita nella Sinagoga di Ostia Antica, il più vetusto Tempio della Diaspora. A gennaio ci sarà la decima edizio- ne, organizzat­a nonostante l’assenza di contributi pubblici.

Commenta Adachiara Zevi: «Hanno voluto colpire, attraverso di me, l’arte come strumento della Memoria. Oggi appare indispensa­bile, mentre tante armi sembrano spuntate: le commemoraz­ioni, le ricorrenze hanno conosciuto un momento di inevitabil­e inflazione e di stanchezza. L’arte ha invece la capacità di raggiunger­e tutti, e dunque ha anche la possibilit­à di declinare il tema della Memoria in modo vivo ed efficace. Ecco perché ci hanno colpito».

Per Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, «preoccupa che quella lettera contenga minacce personali e quegli stereotipi che speravamo fossero anche culturalme­nte abbattuti. Allarma l’inneggiare ai campi di sterminio. Ma occorre anche non prestare eccessiva attenzione a certi episodi. Viviamo in una società mediatica in cui la semplice ripetizion­e di alcune parole rischia di favorire l’emulazione. Quindi fermissima condanna, solidariet­à piena ad Adachiara Zevi ma equilibrio e responsabi­lità nell’uso delle parole, e nei toni».

d Preoccupa che la lettera contenga minacce personali e stereotipi che speravamo fossero abbattuti Ruth Dureghello

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Le minacceLa lettera (qui sopra) con l’immagine del dittatore nazista Adolf Hitler e le frasi antisemite spedita ad Adachiara Zevi qualche giorno fa. Lei ha sporto denuncia e ora la lettera è nelle mani dei carabinier­i che indagano sulla vicenda

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