Contratti, bonus dello 0,5
Prevista una clausola per la restituzione automatica della quota aggiuntiva introdotta per i lavoratori a termine
Pronto l’emendamento della maggioranza per inserire nel decreto dignità un incentivo per i contratti stabili. Si tratterà di un bonus dello 0,5 per cento.
ROMA L’emendamento della maggioranza per inserire nel decreto dignità un incentivo per i contratti stabili è pronto. Sarà una clausola di trasformazione automatica per le aziende che stabilizzeranno i precari. Il meccanismo è quello anticipato nei giorni scorsi da Paquale Tridico, consigliere esperto del ministro del Lavoro Luigi Di Maio, in un’intervista al Corriere.
Funzionerà così: se un’azienda trasforma un contratto a termine in un contratto a tempo indeterminato, avrà indietro il contributo aggiuntivo dello 0,5% che lo stesso decreto prevede per ogni rinnovo del contratto a termine. In questo modo resta il disincentivo per il contratto a termine, che all’azienda costa di più ad ogni rinnovo. Ma se ne aggiunge uno per i contratti stabili, visto che quello stesso costo aggiuntivo viene recuperato dall’impresa in caso di stabilizzazione. Un gioco a somma zero, insomma. Ma solo per quelle aziende che trasformeranno i loro precari in dipendenti a tempo indeterminato. E tenendo presente che, in ogni caso, lo stesso decreto aumenta il costo dei licenziamenti per chi ha un contratto stabile, facendolo passare da un minimo di 4 a un massimo di 24 mensilità, come oggi, a una forbice compresa tra 6 e 36 mesi di stipendio.
Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, pur senza entrare nei dettagli dell’emendamento, parla di «proposta positiva», di «elemento importante». Il meccanismo dovrebbe attenuare anche il rischio di perdita di posti di lavoro ipotizzato dall’inps, gli 8 mila contratti l’anno indicati nella relazione tecnica che ha portato alla polemica sulla «manina» e allo scontro tra i ministri Luigi Di Maio e Giovanni Tria e il presidente dell’inps, Tito Boeri. Nelle intenzioni questo dovrebbe essere solo un primo passo. Nella legge di Bilancio, da presentare dopo l’estate, ci dovrebbe essere poi un secondo incentivo per i contratti stabili, con un taglio del cuneo fiscale, cioè di tasse e contributi. Ma su questo punto è ancora tutto da definire.
Sul decreto dignità restano ancora dei nodi da sciogliere. Il primo è quello dei voucher, con la Lega che preme per una loro estensione e il M5S che si vuole limitare a una semplificazione delle procedure. Il secondo è quello del periodo transitorio, cioè la possibilità che le nuove regole più stringenti su rinnovi e proroghe dei contratti a termine non si applichino ai rapporti di lavoro già in essere, compresi quelli che passano per le agenzie del lavoro, in modo da evitare un aumento di ricorsi. Sia per i nodi ancora da sciogliere, sia per la valanga di emendamenti in preparazione, è probabile che sul decreto il governo metta la fiducia. L’obiettivo è chiudere alla Camera entro il 26 luglio. Sarebbe il primo testo per la nuova maggioranza
Il taglio del cuneo
Nella legge di Bilancio dopo l’estate dovrebbe esserci anche il taglio di tasse e contributi