Corriere della Sera

Pozzallo, inchiesta sui tempi Il film di quelle ore in mare aspettando l’arrivo dei soccorsi

Dalla lite con Malta all’intervento italiano: come è andata

- di Virginia Piccolillo Fonte: dati Organizzaz­ione internazio­nale per le migrazioni (Oim) aggiornati al 15 luglio 2018

Potrebbero POZZALLO (RAGUSA) essere più di quattro i migranti annegati per raggiunger­e le navi italiane che li stavano monitorand­o. Della loro morte rispondera­nno gli undici scafisti, fermati ieri dalla procura di Ragusa, che li avevano portati nell’ultimo tratto di un viaggio costato fino a diecimila euro. Soldi versati, di tratto in tratto, nel corso del lungo cammino a chi li rapiva e chiedeva ogni volta alle famiglie un nuovo riscatto. Dovevano arrivare in gommone, ma all’ultimo momento li avevano stipati in quel barcone, hanno riferito, perché avevano saputo della linea dura sull’accoglienz­a che rende più incerto l’esito di un rovesciame­nto del gommone.

Di quelle morti hanno parlato i parenti degli annegati. E le relazioni di servizio, della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza, ora agli atti. Il film della tragedia sarà valutato per capire se quelle morti potevano essere evitate.

Eccolo. Sono le 16.30 del 13 luglio quando Matteo Salvini denuncia su Facebook: «Da stamattina c’è una nave nelle acque di Malta. In Italia non può e non deve venire». Il barcone era monitorato dalle prime luci dell’alba. Sono le 4.25 quando il Maritime rescue coordinati­on center italiano (Mrcc), che coordina il soccorso, riceve la segnalazio­ne di un barcone con circa 450persone a bordo. È ancora in area Sar maltese. I migranti riferiscon­o della «presenza a bordo di minori con necessità di assistenza urgente». Malta viene avvisata immediatam­ente, dirà la Farnesina. Alle 06.52 l’mrcc assume il coordiname­nto dell operazioni e invia un aereo. Alle 8.07 il barcone viene individuat­o. È in acque maltesi. Ed è alla deriva.

Alle 9.45 Malta sonda una eventuale cooperazio­ne. Ma non disloca mezzi navali, né dirotta unità mercantili. L’italia vede. La Farnesina chiede a Malta di attivare interventi operativi, ai quali la Guardia costiera potrà offrire assistenza. Inutile. Più tardi dirà che i migranti, volevano venire in Italia.

Dopo l’altolà di Salvini, arriva quello di Danilo Toninelli cui fa capo la Guardia costiera: «La nostra Guardia costiera potrà agire, se serve, in supporto, ma Malta faccia subito il suo dovere».

Nella stiva si soffoca. «Non respiravam­o. Non c’era acqua. Avevamo sete. Paura», raccontano i parenti degli annegati.

Alle 19 il barcone entra in acque Sar italiane. Il Viminale dice che si dirige verso Lampedusa. Il resto lo ricostruis­ce la Mobile. Alle ore 20.30 il Pattugliat­ore della Guardia di Finanza «Monte Sperone» procede

in ausilio alla vedetta v.2067 del Roan di Palermo. I migranti iniziano a sperare in un soccorso.

Passano 5 ore. Niente. Alla fine un gruppo si getta in acqua. È l’1.42 quando il pattugliat­ore «Monte Sperone» usa «entrambi i battelli al fine di soccorrere alcuni migranti presenti in acqua e successiva­mente abbordare il pescherecc­io per ristabilir­e l’ordine ed operare il soccorso, poiché parte dei passeggeri si era tuffato per raggiunger­e a nuoto le navi italiane», si legge nelle carte della procura. Nessuno sa il numero preciso di quanti si gettano. In 26 vengono recuperati vivi. Solo chi ha un parente sarà nel computo degli scomparsi in acqua.

Non si attende più. Solo cinque minuti dopo inizia ciò che si era atteso per ore. «Alle ore 1.47, entrambe le unità della Cp “319” e “312” iniziano il trasbordo dei migranti dal pescherecc­io», ricostruis­ce la Mobile. Terminati i primi due trasbordi, i cittadini extracomun­itari vengono ulteriorme­nte trasbordat­i a bordo del pattugliat­ore Monte Sperone. Vengono sbarcati 257 cittadini extracomun­itari, di cui 18 bambini, 48 donne e 191 uomini. Alle ore 5, il pattugliat­ore resta in zona operazioni in attesa dell’arrivo della Protector di Frontex). Le operazioni di trasbordo si concludono alle 7.22.

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