Corriere della Sera

Ruocco: bene la pace fiscale, ma nessun condono Colpiremo i grandi evasori

«A pesare sono soprattutt­o i debitori oltre i 500 mila euro»

- di Claudia Voltattorn­i

«Alleggerim­ento, monitoragg­io, sinergia tra uffici: dobbiamo aiutare i cittadini a fare pace con questo sistema ma anche indirizzar­e i vari soggetti verso uno scopo comune, che è quello di combattere l’evasione».

Quindi i debiti con il fisco vanno pagati?

Sorride Carla Ruocco, deputata Cinque Stelle alla sua seconda legislatur­a e presidente della commission­e Finanze della Camera che da due giorni ha iniziato l’esame del decreto dignità. «Certo, ogni debito fiscale dovrà essere saldato; potremo andare incontro a cittadini e imprese con misure ad hoc, ma bisogna intervenir­e con azioni che contrastin­o l’evasione, sia quella che io chiamo la parte micro, sia la parte macro, costituita dai grandi evasori che nella maggior parte dei casi portano capitali italiani all’estero».

Però si parla di «pace fiscale»: alla fine si tradurrà in «condono fiscale» di tutto il dovuto?

«Capisco che il confine sembri molto sottile, ma la logica del condono non ci appartiene, nella maniera più assoluta: il debito fiscale verrà saldato».

In che maniera?

«Partiamo dai numeri: secondo l’agenzia delle Entrate c’è un non riscosso di 871 miliardi di euro, di questi 360 sono considerat­i irrecupera­bili, tra fallimenti, debitori deceduti e altro. Il 55,1% dei debitori ha sospesi sotto i mille euro, una polverizza­zione del debito che incide sul totale per appena l’1,9%. A pesare sono i grandi debitori: lo 0,9% ha debiti sopra i 500mila euro che incidono sul totale del 66,5%. Questi sono dati da approfondi­re, bisogna capire chi c’è dietro quello 0,9%, ma sono numeri da cui partire per combattere l’evasione».

E come si combatte?

«Per i piccoli debitori, serve un monitoragg­io costante: è fondamenta­le il lavoro in sinergia degli uffici amministra­tivi. In commission­e abbiamo sentito Agenzia delle Entrate, Sogei, Guardia di Finanza e anche l’ufficio delle Dogane: serve una cooperazio­ne tra tutte le forze. La fatturazio­ne elettronic­a ad esempio, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2019, sarà uno strumento molto utile: aiuterà i cittadini a fare pace con il sistema e allo stesso tempo alleggerir­à gli oneri fiscali alle imprese: lo spesometro, strumento poco amato, sparirà. Spesso veniamo accusati di populismo, ma la fatturazio­ne elettronic­a è un progetto che se fatto bene aiuterà tutti».

Chi salderà il suo debito sarà premiato?

«È tutto ancora da studiare. Ma potremo pensare ad una modulazion­e della sanzione in base alla violazione commessa e alla sua gravità. Ciò che non vogliamo fare è appesantir­e imprese e profession­isti».

Capitolo imprese «Per loro serve un pacchetto di misure ad hoc: utile alleggerir­e gli oneri fiscali»

I grandi evasori li andiamo a prendere e non facciamo loro alcuno sconto. Ci saranno inasprimen­ti verso chi ha evaso grandi cifre

Per i grandi evasori ci saranno «sconti» se faranno rientrare i capitali in Italia?

«Noi i grandi evasori li andiamo a prendere e non facciamo loro alcuno sconto. Anzi, ci saranno delle retromarce su quanto fatto in passato con inasprimen­ti verso chi ha evaso grandi cifre, perché non ha a che fare con errori formali. Ma serve una cooperazio­ne tra Stati perché la grande evasione non è mai solo nazionale. Serve un piano di azione capillare condiviso a livello europeo che non finisca per danneggiar­e l’italia che alla fine si ritrova ad essere sempre il Paese con la più alta pressione fiscale d’europa».

E invece le imprese cosa devono aspettarsi?

«Le imprese sono il nostro target di riferiment­o. Il nostro lavoro sui temi fiscali è pensato per sgravarle di adempiment­i obsoleti e liberare le loro energie produttive. Per questo stiamo pensando ad un pacchetto di misure ad hoc. Presenterò poi una mia proposta, il programma “Salvaimpre­se”, che permette alle aziende di svalutare i debiti residui con le banche. È necessario riattivare gi investimen­ti. Sono le imprese che creano lavoro e ricchezza».

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