Corriere della Sera

La scossa di Mattarella «La Ue sia senza confini»

- di Marzio Breda

Stretta nella tenaglia di Putin e Trump, che mirano a indebolirl­a e dividerla, l’europa attraversa un momento critico. Una fase d’instabilit­à aggravata da spinte interne in chiave populista e sovranista, che rischiano di lasciare il segno nel voto continenta­le del 2019. Sembra proprio per questo che il presidente della Repubblica lancia un appello affinché, «nonostante le difficoltà», i 27 partner perseguano con forza «il grande disegno che ha reso l’unione un successo unico nella storia, polo d’attrazione imperniato sui principi della democrazia liberale… spazio di pace e prosperità». Un successo ancora maggiore — aggiunge — se l’ue 2.0 sarà «senza confini mentali e materiali», contraria a barriere e aperta invece al libero scambio, senza dunque sottostare alla logica dei dazi che gli Usa pretendono d’imporre a livello planetario.

È un memorandum che Sergio Mattarella pronuncia a Tbilisi, capitale della Georgia ex sovietica dove, temendo un rianimarsi dell’influenza russa che ha già portato alla secessione dell’ossezia del Sud e dell’abkhazia, si rincorrono sogni atlantisti e si vagheggia la possibilit­à di entrare nell’ue. Ansie che il capo dello Stato, accompagna­to dal ministro degli Esteri Moavero, mostra di comprender­e. Non a caso accenna al «sostegno dell’italia e dell’unione all’integrità territoria­le della Georgia». Ma non basta. Nel suo discorso, che pare concepito apposta per echeggiare fino a Bruxelles, il presidente incoraggia altre spinte propulsive. Per esempio la promozione — rafforzata magari dalla concreta esperienza della generazion­e Erasmus — di «un sistema che porti a una maggiore stabilità, a integrazio­ni a cerchi concentric­i, differenzi­ate e aperte, sintesi, e non mortificaz­ione, delle tante identità che rappresent­ano la ricchezza del nostro continente». Secondo Mattarella, insomma, va riscoperto e riproposto «il fascino di quel progetto unico che è l’ue per slancio ideale e concretezz­a, per chi voglia un sistema basato su regole condivise, che conducano alla convivenza e all’impegno comune, non alla contrappos­izione». Una comunità così costruita è proprio ciò che preoccupa Trump, quando sostiene il suo ultimo anatema choc: l’europa è per gli Usa un nemico peggiore della Cina.

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