Corriere della Sera

EMERGONO DUE VISIONI AGLI ANTIPODI SULL’EUROPA

- di Massimo Franco

C’ è uno iato vistoso tra la lettura inclusiva e positiva che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, consegna sull’europa da Tbilisi, capitale della Georgia, dove è in visita, e le convulsion­i polemiche dentro e tra i governi continenta­li. Parlare oggi di Unione come di un «successo unico nella storia, spazio di pace e di prosperità», significa rilanciarl­a contro chi cerca di delegittim­are quanto è stato fatto. E rivendicar­e un progetto che non abbia «confini né mentali né materiali», somiglia a un invito a non cedere alla paura e alla demagogia; e a capire quali sono i veri nemici da combattere.

Sarebbe improprio pensare che Mattarella parlasse solo all’italia. La cornice continenta­le si presta a consideraz­ioni che riguardano gran parte dell’occidente. Ma si inseriscon­o a pieno titolo in quanto sta accadendo nel nostro Paese. Lo scontro sui migranti tra il ministro dell’interno e leader della Lega, Matteo Salvini, e la sinistra, divide ogni giorno di più. Incrocia il ruolo delle Ong, le organizzaz­ioni non governativ­e che raccolgono i disperati sui gommoni nel Mediterran­eo, e che Salvini vuole fermare; gli accordi presi dal Viminale con le autorità libiche; e i rapporti col resto d’europa.

L’impression­e è che nel governo la strategia imposta da Salvini non sia destinata a cambiare: non solo per motivi elettorali. Dietro l’idea della «sovranità nazionale» si indovina il calcolo di arginare a ogni costo l’arrivo di clandestin­i. Pazienza se quelli che Salvini ha indicato come alleati, dall’austria alle nazioni orientali del «gruppo di Visegrad», rifiutano i migranti dall’italia. Per paradosso, il loro «no» diventa funzionale alla linea dura.

Così, quando il cancellier­e austriaco Sebastian Kurz scrive al premier italiano Giuseppe Conte che non accoglierà nessuno dei 450 ultimi arrivati a Pozzallo, la linea non cambia: sebbene si abbia conferma che il nostro interesse nazionale collide con quello degli Stati «sovranisti». Né il fatto che Francia, Spagna e Germania abbiano mostrato maggiore disponibil­ità incrina le critiche all’unione europea.

«L’europa è un problema: pensiamo a migranti, banche, politica agricola, sanzioni alla Russia», elenca Salvini. È su quest’ultimo punto, soprattutt­o, che insiste, reduce dalla visita a Mosca. E nonostante le sortite del presidente della Camera, Roberto Fico, il M5S non può che assecondar­e il leader leghista. D’altronde, sono in arrivo nomine pubbliche che richiedono una maggioranz­a compatta; e misure come il «decreto dignità» voluto dal vicepremie­r Luigi Di Maio, che si stanno rivelando a dir poco controvers­e. Per passare hanno bisogno dell’appoggio, non dei distinguo della Lega: un sostegno destinato a dividerla ancora di più da Forza Italia.

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