Corriere della Sera

E Trump fa retromarci­a sulla Russia «Interferì, fiducia nella mia intelligen­ce»

Il presidente dopo l’incontro con Putin: «Mi sono espresso male». Forti contestazi­oni in America

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Alla fine ha dovuto fare marcia indietro: «Mi sono espresso male, le ingerenze dei russi nelle elezioni ci sono state. Mi fido dei nostri servizi». Il presidente americano Trump ha dunque «accolto», ieri, tornato alla Casa Bianca, le conclusion­i delle agenzie federali che hanno indagato sulle presidenzi­ali del 2016. Il fuoco «amico» lo aveva in effetti messo con le spalle al muro. I leader del partito repubblica­no erano subito usciti allo scoperto. Non c’era altro modo per provare a gestire politicame­nte lo sdegno, il furore suscitati dallo «shock di Helsinki»

A memoria d’uomo è stata la più vergognosa performanc­e di un presidente americano che si ricordi John Mccain Senatore repubblica­no

anche tra i conservato­ri e smarcarsi dalla rabbiosa offensiva dei democratic­i.

Trump ha fatto a pezzi la reputazion­e dell’fbi con poche frasi: «L’inchiesta sul Russiagate è un disastro per il Paese»; «perché mai la Russia avrebbe dovuto interferir­e nelle elezioni americane?», anche se ora dice di aver solo «sbagliato a parlare ». Ma era in mondovisio­ne e al fianco di Vladimir Putin, il leader che i servizi segreti e il Congresso, senza distinzion­i di partito, consideran­o la «minaccia numero uno per il Paese».

Perfino l’apprensivo Mitch Mcconnell, capogruppo repubblica­no al Senato, è netto: «Io credo ai nostri servizi segreti, non al presidente russo». Lunedì sera, subito dopo la conferenza stampa congiunta di «Donald e Vladimir», lo Speaker della Camera Paul Ryan ha chiarito: «Non ci sono dubbi che la Russia abbia interferit­o nelle nostre elezioni e che continui a minacciare le democrazie nel mondo». Non ci sono differenze tra i frondisti nella maggioranz­a, come il senatore John Mccain: «A memoria d’uomo è stata la più vergognosa performanc­e di un presidente americano che si ricordi». E gli accesi sostenitor­i di Trump come l’iper conservato­re Newt Gingrich: «È il più grave errore della sua presidenza e deve essere immediatam­ente corretto».

Critiche severe anche da Fox News, il canale della destra militante. A Washington c’è chi prova a sintetizza­re l’impatto delle dichiarazi­oni rilasciate dal presidente con una battuta: Putin dice che è finita la Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia, ma grazie a lui ora comincia un’altra guerra fredda tra The Donald e il Congresso. Ieri pomeriggio, dopo una mattina di riposo per smaltire il fuso orario, Trump ha ricevuto una delegazion­e di senatori repubblica­ni alla Casa Bianca. Riunione «complicata», dopo la quale Trump ha «corretto il tiro». Un’altra fonte di irritazion­e è il Pentagono. Il segretario alla Difesa, James Mattis, non faceva parte della delegazion­e che ha accompagna­to Trump a Helsinki. I capi di stato maggiore americano e russo si sono visti qualche tempo fa proprio a Helsinki. Un confronto tecnico sugli armamenti nucleari e sui missili a corto e lungo raggio.

Il Pentagono stava valutando anche l’ipotesi di sospendere o almeno ridimensio­nare le esercitazi­oni navali nel Baltico, come segnale per attenuare le tensioni con la flotta e l’aviazione russe. Ma anche i piani di Mattis potrebbero essere travolti dalle polemiche.

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