«Cresce l’omertà e i clan cercano il consenso sociale»
Prestipino: anche a Roma metodi da clan
ROMA Spiega il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino che «quella dei Casamonica è una galassia». Qualcosa di diverso e più insidioso di un clan: «Sono gruppi differenti che si compattano attraverso i vincoli di sangue, si caratterizzano per il controllo ferreo del “loro” territorio e sono divenuti una delle realtà criminali più temibili della città».
Che voi ora definite un’associazione mafiosa. Perché?
«Gli arresti di oggi rappresentano l’ultimo tratto di un’azione di contrasto avviata da tempo. In passato ci sono state decine di arresti per singoli episodi, a testimonianza dell’attenzione costante di investigatori e inquirenti, e in alcuni casi sono già arrivate le condanne. Oggi però, grazie all’attività sul campo dei carabinieri e alla rilettura da parte della Direzione distrettuale antimafia di precedenti risultanze processuali collegate a nuovi elementi, contestiamo il reato associativo che dimostra la pericolosità e la pervasività della galassia Casamonica. L’associazione mafiosa rappresenta la “cifra” di una presenza criminale fatta di una moltitudine di attività delittuose collegate fra loro».
Non è il primo caso.
«No. Da Tor Bella Monaca a Montespaccato, da San Basilio alla periferia Sud, per non parlare di Ostia, possiamo dire
d
Le periferie
Qui le sole entità collettive riconoscibili e operative rischiano di essere quelle criminali video, gallery, aggiornamenti e commenti sulle notizie del giorno continua ad essere in secondo piano rispetto alle mafie tradizionali. Tuttavia non possiamo non registrare un clima di omertà e di non collaborazione da parte delle vittime dei reati; né qui né a Milano ci sono le file per denunciare le intimidazioni o i soprusi subiti».
Sta dicendo che l’intimidazione è penetrata nel tessuto sociale della città?
«Nel processo al clan Spada, le vittime e le associazioni locali non si sono costituite parte civile, e questo non si può non leggere come l’effetto di un clima di intimidazione emerso dalle indagini giudiziarie. Compresa quest’ultima sui Casamonica».
È un’altra caratteristica del metodo mafioso?
«Sì, e si aggiunge ai rapporti con le strutture mafiose tradizionali presenti in città, finalizzati alla fornitura di droga e investimenti sul territorio. Anche attraverso questi rapporti i gruppi autoctoni hanno imparato a coltivare una spiccata vocazione al controllo del territorio Inquirente
Il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Roma Michele Prestipino che ha coordinato le indagini sui Casamonica e una crescente attenzione volta a ottenere un sempre maggiore consenso sociale».
Significa che il metodo mafioso finisce per essere accettato dai cittadini?
«Questo processo sta trasformando le nostre periferie. Venuti meno i luoghi di aggregazione più tradizionali, lo sfilacciamento dei rapporti sociali e la caduta verticale dei valori di solidarietà e partecipazione attiva finiscono per agevolare, insieme alle difficoltà delle istituzioni a intervenire su alcune realtà, le uniche entità collettive significativamente riconoscibili e operative sul territorio: quelle criminali, il cui potere rischia di aumentare sempre più anche per questa via. Per interrompere questo circuito vizioso serve un grande sforzo comune e plurale al quale comunque la Procura di Roma, per la parte che le compete, non intende sottrarsi».