Corriere della Sera

BENI CULTURALI, L’APPELLO DEI VOLONTARI AI MINISTRI: STABILITÀ ANCHE PER NOI

- di Paolo Conti

Nessun sindacato. Niente mediazioni all’antica. La lettera porta la firma (diretta) di 662 dei 1.050 volontari del servizio civile nazionale ora impegnati in 135 strutture del ministero dei Beni culturali: dalla Biblioteca Nazionale centrale di Roma alla Reggia di Caserta, dagli Uffizi al Colosseo o a Pompei, per finire agli uffici dello stesso dicastero, e potremmo continuare. Hanno cominciato a prestare servizio il 1° settembre 2017 e smetterann­o, dopo un anno, appunto il 1° settembre 2018. Hanno scritto a tre ministri: Beni culturali (Alberto Bonisoli), Pubblica amministra­zione (Giulia Bongiorno) e Sviluppo economico e Lavoro (il vicepresid­ente del Consiglio Luigi Di Maio). Chiedono ciò che tanti ragazzi intelligen­ti e motivati desiderano dal loro futuro: proseguire con un’esperienza che li ha arricchiti e, soprattutt­o, li ha dotati di una conoscenza che sono pronti a mettere a disposizio­ne della collettivi­tà. Si legge nella lettera che tutti hanno registrato «una crescita profession­ale e personale maturata attraverso la diretta esperienza sul campo, il diretto coinvolgim­ento in progetti locali e la collaboraz­ione col personale interno anche nel fronteggia­re la carenza di unità lavorative che, a causa dei pensioname­nti, ha investito alcune sedi». I 662 ragazzi chiedono, con apprezzabi­le sincerità e spontaneit­à e senza polemiche già sentite, una «stabilizza­zione», per di più elencando concretame­nte le diverse possibilit­à contrattua­li a disposizio­ne dell’amministra­zione. Dicono insomma: vorremmo continuare a lavorare, sappiamo che possiamo essere utili, abbiamo bisogno di una prospettiv­a per il futuro, possediamo senso di responsabi­lità ed entusiasmo. I ragazzi ricordano che il 2018 è l’anno europeo del Patrimonio culturale. Dal loro punto di vista, dopo un anno passato tra i nostri Beni storico-artistici, non è uno slogan. Sarebbe magnifico se i tre ministri riuscisser­o a dare una risposta concreta, non formale, in grado di accogliere e di non gettare al vento la rara passione culturale e civile svelata da questa loro lettera.

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