Ilva, sfida sul bando Quell’ipotesi di una Acciaitalia-bis
La lettera del 10 luglio scorso di Emiliano a Di Maio sull’ilva ha aperto un varco a chi non vuole rassegnarsi al passaggio definitivo alla cordata Am Investco (guidata dalla multinazionale Arcelormittal) a cui il gruppo siderurgico è stato assegnato, in seguito a gara pubblica, ben 13 mesi fa. Quanto quel varco sia realmente percorribile lo dirà soltanto l’esito dei controlli da parte dell’anac a cui il ministro dello Sviluppo economico ha girato i dubbi sollevati dal presidente della Regione Puglia sui criteri di assegnazione dell’ilva.
Intanto, però, il varco contribuisce alla circolazione, in ambienti romani, di ipotesi sulla costituzione di una cordata alternativa ad Am Investco pronta a rimettersi in gioco nel caso in cui l’autorità nazionale anticorruzione riscontrasse irregolarità nelle «zone d’ombra» segnalate da Michele Emiliano. Una cordata che non potrebbe più essere Acciaitalia, ormai sciolta, ma della quale potrebbero far parte alcuni soci sconfitti nella gara con Am Investco (Jindal, Cdp, Arvedi e Delfin). Nessuno conferma, tutti negano. Ma le ipotesi alimentano il dibattito. «Se ci dovessero essere altri soggetti che intendono acquistare l’ilva a condizioni occupazionali e ambientali più convenienti — spiega Emiliano — ben vengano. Anche perché io continuo a pensare che una gara come quella è, in realtà, permanentemente aperta». Non la pensa così il predecessore di Luigi Di Maio allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, che su Twitter avverte: «Attenzione a giocare con il fuoco. Invalidare la gara Ilva vuol dire rischiare una causa infinita e un altro anno almeno di amministrazione straordinaria. Se poi l’altra cordata è Jindal vuole anche dire far saltare il rilancio di Piombino. Una buona strada per mettere a rischio l’acciaio in Italia».
L’unica cosa certa è che Di Maio aspetta da Am Investco miglioramenti sia sul fronte occupazionale che ambientale. Dello stesso avviso anche il ministro dell’ambiente Sergio Costa, secondo cui «sull’aspetto ambientale si può fare molto di più».
Confindustria e sindacati, però, sperano che quel qualcosa in più arrivi presto: il 26 luglio la crisi dell’ilva post Riva «festeggerà» 6 anni.