«Non riesco a sbloccarmi»
A Montecarlo per la svolta: «Sto bene ma la tecnica è un macello»
«Cominciamo dalle buone o dalle cattive notizie?...».
Nell’estate del suo scontento, venerdì Gianmarco Tamberi tornerà sul luogo del delitto: della caviglia sinistra (di stacco: lesione parziale del legamento deltoideo), del tentativo di record italiano (che era già suo: 2,39 m), dei sogni d’oro di Rio. Montecarlo, 15 luglio 2016. Il vecchio fantasmagorico Gimbo quella sera dava il cambio a quello nuovo. Che da allora, dopo due operazioni e mille tormenti, si dibatte tra i fantasmi.
Iniziamo dalle buone notizie, per le cattive c’è sempre tempo.
«La caviglia, due anni dopo, sta alla grande. Vengo da tre gare in una settimana con nessun affaticamento. Questa è una grande svolta. E ho anche ricominciato a saltare con la rincorsa a 9 passi, cosa che non facevo dall’infortunio. La forma fisica, insomma, c’è. L’obiettivo è arrivare al massimo all’europeo di Berlino, dove difenderò l’oro nell’alto».
E fin qui, tutto bene.
«Però...».
Ahia.
«La tecnica è un macello».
In che senso?
«I difetti che ho assimilato nell’anno in cui ho saltato solo per levarmi di dosso le paure, ora sono difficili da eliminare. Mi spiego. Sono più veloce che nel 2017 ma a 3 passi dall’asta, cioè a 5 metri, mi sento lontano: istintivamente apro la falcata, rallento, mi sbilancio con le spalle. Sono un po’ preoccupato. Qualcosa l’ho messo a posto, altro no. Con papà stiamo lavorando solo sulla tecnica».
A Berlino mancano
19 Talento Gianmarco Tamberi, 26 anni, marchigiano, qui impegnato nella tappa di Diamond League di Losanna. L’azzurro, che ha cambiato sponsor (oggi Puma), è alla ricerca della forma: 2,26 m è, fin qui, la miglior prestazione stagionale (Reuters)
giorni. Basteranno?
«Non lo so. Prendo le informazioni dalle gare e le porto in allenamento. A Montecarlo potrebbero succedere tante cose...».
Nessuna brutta memoria?
«Anzi: ho voglia di gareggiare, non vedo l’ora, se ci penso ho i brividi. Come se non mi fossi mai fatto male. Si rinasce da dove si muore».
2,20 a Buhl, 2,26 in Ungheria, 2,25 a Losanna, poi l’involuzione di Viersen (2,12).
«Insapettata. A Losanna avevo avvertito sensazioni migliori: ero arrivato in Germania con l’aspettativa di saltare 2,30 e invece...».
Cosa è successo?
«Già nel riscaldamento non funzionava niente, papà non c’era e io non ho saltato con la solita cattiveria. Ero così incavolato che ho tirato un cazzotto facendomi male alla mano. D’accordo con il mental coach ho deciso di non interrogarmi, di fare finta di non aver mai gareggiato a Viersen».
Nel frattempo l’alto ha perso Barshim, infortunato anche lui alla caviglia sfiorando il nuovo record del mondo a 2,46 in Ungheria.
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Sul luogo del delitto Non ho nessun problema a tornare dove mi sono infortunato. L’obiettivo è difendere l’oro a Berlino Pessima news, Gimbo.
«Mi sono troppo rivisto in Mutaz, mi è dispiaciuto tantissimo. Sono stato in camera da lui, per consolarlo, quando ancora non si era reso conto di quanto grave fosse l’infortunio. Stagione finita, mi ha detto: poco male, tanto quest’anno non ci sono i Mondiali. E io ho pensato: non è così facile tornare da un incidente alla caviglia, amico mio. Magari lo fosse... Mi piange il cuore: ci sono passato, so cosa significa».
Aspettando il ritorno di Tamberi, l’atletica italiana ha trovato Filippo Tortu. Il 9”99 nei 100 è stato d’ispirazione anche per lei?
«È stato esaltante! È una spinta in più per tutti, gasa l’ambiente, è incredibilmente