Corriere della Sera

Addio all’ente che rendeva le scuole sicure

Creata da Renzi per prevenire il dissesto idrogeolog­ico Chiamparin­o scrive ai governator­i: il governo ci ripensi

- Di Gian Antonio Stella

Prevenzion­e. La parolina magica per affrontare i disastri idrogeolog­ici prima che accadano e non dopo. Una parola che c’è anche nel contratto del nuovo governo. Ma è tutto un po’ generico. Anche l’«edilizia scolastica» è fuggevolme­nte citata. Auguri. Il rischio di ricomincia­re tutto da capo, però, esiste. Quanto sia esposto il nostro Paese lo dicono i numeri. Sul fronte sismico abbiamo avuto negli ultimi sette secoli ben 149 scosse superiori ai 5,5 gradi della scala Richter: una ogni cinque anni.

Ammesso che Matteo Renzi fosse l’«acqua sporca», vale la pena di buttar via anche il «bambino», cioè quel pezzo di Palazzo Chigi che cercava di affrontare finalmente i disastri «prima» e non solo «dopo»? Eppure questa pare la scelta del governo giallo-verde. Deciso a cestinare ciò che gli ultimi due esecutivi avevano messo in piedi per puntare, come capita nei Paesi seri, sulla prevenzion­e.

Certo, la parola c’è anche nel contratto di governo Di Maio-salvini: «Per contrastar­e il rischio idrogeolog­ico sono necessarie azioni di prevenzion­e che comportino interventi diffusi di manutenzio­ne ordinaria e straordina­ria del suolo su aree ad alto rischio, oltre a una necessaria attuazione degli interventi di mitigazion­e del rischio idrogeolog­ico». Tutto un po’ generico. Ma segno di buona volontà. Anche l’«edilizia scolastica», en passant tra le «classi pollaio» e le graduatori­e, è fuggevolme­nte citata. Auguri. Il rischio di ricomincia­re tutto da capo, però, esiste.

Quanto sia esposto il nostro Paese lo dicono i numeri. Sul fronte sismico abbiamo avuto negli ultimi sette secoli (dal 1315) ben 149 scosse superiori ai 5,5 gradi della scala Richter: una ogni cinque anni. Coi risultati denunciati dopo il sisma dell’aquila (quelli in Emilia, nel Lazio, nelle Marche e in Abruzzo si sarebbero aggiunti poi) da un rapporto della Protezione Civile. La quale calcolava i danni causati da eventi sismici in Italia «pari a circa 147 miliardi e, di conseguenz­a, un valore medio annuo pari a 3.672 milioni di euro/anno». Quanto al rischio idrogeolog­ico, spiega un dossier Ispra, «l’inventario ha censito ad oggi 614.799 fenomeni franosi», i due terzi di tutta l’ue, «che interessan­o un’area di circa 23.000 km², pari al 7,5% del territorio nazionale». La stessa Ispra calcola «12.218 km quadrati (4% della penisola) a pericolosi­tà idraulica elevata, 24.411 (8,1%) a pericolosi­tà media e 32.150 (10,6%) a pericolosi­tà appena più bassa». Ci vivono circa 8 milioni di italiani.

Questo è il quadro. Allarmante, sia per l’accumulo di vittime (migliaia e migliaia solo negli ultimi decenni) sia per quell’ammassarsi di spese per decine e decine di miliardi. Tanto da spingere i precedenti governi ad accelerare finalmente sulla strada della prevenzion­e già annunciata (a chiacchier­e) da vari governi di sinistra e di destra. Fu così che nacquero a partire dal 2014 due «cose» nuove. Vale a dire il «Dipartimen­to Casa Italia», affidato al rettore del Politecnic­o di Milano Giovanni Azzone e al senatore a vita e archistar Renzo Piano, incoraggia­ti a mettere a punto prototipi e strategie e accorgimen­ti tecnici «facili e leggeri» per intervenir­e il più possibile, metodicame­nte, giorno dopo giorno, sul nostro patrimonio edilizio, per un quarto in condizioni «mediocri o pessime».

Più ancora «operativa», ecco la Struttura tecnica di missione «Italia sicura», delegata a concentrar­e gli sforzi su due punti: i rischi idrogeolog­ici e lo stato qua e là disastroso dell’edilizia scolastica. Un problema messo a nudo da troppi incidenti, anche mortali, e da sciagure come quella di San Giuliano di Puglia quando una scossa annientò 27 bambini e la loro maestra.

Intervento obbligato. Come spiega Erasmo D’angelis, che di «Italia Sicura» è stato il responsabi­le, «negli ultimi 70 anni ben 2.458 comuni in tutte le regioni sono stati colpiti da alluvioni e frane che hanno causato 5.556 morti, 3.912 feriti e 772 mila sfollati» eppure i fondi stanziati dallo Stato per tutto il territorio esposto a situazioni a rischio (si pensi a 52.000 chilometri di fiumi tombati sotto le nostre città: 27 solo a Messina) era tenuto d’occhio, si fa per dire, da 14 monitoragg­i diversi: quattordic­i! Accorpati solo dopo una svolta radicale.

Per non dire dei ritardi abissali dell’anagrafe degli edifici scolastici. Decisa ai tempi del primo governo Prodi, nel ‘96, proprio per aver finalmente un quadro completo, istituto per istituto, crepa per crepa, soffitto per soffitto, del patrimonio e delle priorità da dare alle scuole più a rischio. Anagrafe che, 22 anni dopo, è ancora da completare. Nonostante gli intoppi, dicono i dirigenti di Italia Sicura, «sono stati 1.445 i cantieri aperti su un fabbisogno di 9.397 opere del Piano nazionale per una cifra complessiv­a di circa 29 miliardi di euro e quasi 13 già ritagliati dal Mef al 2023». Di più: è stato «recuperato un tesoretto di fondi mai spesi». Ma soprattutt­o, sottolinea­no, quella struttura era riuscita a «tenere insieme su progetti concreti l’ambiente e le Infrastrut­ture, l’economia e la Ragioneria, i Beni culturali e l’agricoltur­a e la Protezione civile, l’ispra, l’istat, il Cnr, le Regioni, l’anci…».

Il nuovo governo, come dicevamo, non è convinto. E ha deciso di cambiare tutto. Svuotando «Casa Italia» e smantellan­do Italia Sicura con la «restituzio­ne» delle competenze idrogeolog­iche al ministro dell’ambiente e dell’edilizia scolastica a quello dell’istruzione. Per carità, magari l’uno e l’altro faranno meraviglie, ma vale la pena di andare a smontare due strutture che, come dice Sergio Chiamparin­o, «avevano senso proprio perché unendo competenze diverse stavano lì, dove meglio si esercita la collegiali­tà, cioè a Palazzo Chigi?».

Lo ha chiesto per iscritto anche ai colleghi forzisti, democratic­i o leghisti delle regioni del Nord: «Credo che condividia­te con me la preoccupaz­ione per questa decisione che rischia di disperdere il proficuo lavoro svolto da Italia Sicura…». Qual è il timore del presidente piemontese? Che i soldi già «assegnati alle Regioni per gli interventi più urgenti» non vengano più erogati o «si complichin­o le procedure per la loro attribuzio­ne». Insomma, ci vorrebbe un «ripensamen­to rispetto a questa decisione»… Tocchiamo ferro. Ma sarebbe davvero un guaio se il tema centrale della prevenzion­e finisse in un cassetto. Magari fino al prossimo spavento…

I costi

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