Corriere della Sera

La Tac è rotta Morte cerebrale

Il caso in Molise, dove la sanità è commissari­ata da tempo. Roma invia gli ispettori

- Di Margherita De Bac

Un uomo di 47 anni si sente male, l’ambulanza arriva in ritardo e all’ospedale di Termoli, in Molise, la Tac è chiusa per manutenzio­ne. Trasferito a San Giovanni Rotondo, arriva in stato di morte cerebrale.

C’è tutto il male della sanità molisana dietro la storia di un uomo di 47 anni con emorragia al cervello, in morte cerebrale da martedì sera a San Giovanni Rotondo, in Puglia, dopo il vano andirivien­i dell’ambulanza tra un ospedale e l’altro. Forse quel paziente, gravissimo, non si sarebbe salvato ugualmente anche se fosse stato soccorso nelle migliori condizioni possibili. Lo accerterà l’indagine degli ispettori della ministra della Salute, Giulia Grillo: «Esprimo la mia vicinanza ai familiari, va fatta subito chiarezza sull’organizzaz­ione regionale. Vogliamo andare a fondo su questa vicenda, non è possibile morire di cattiva organizzaz­ione e sostanzial­e mancanza di assistenza». Poi la denuncia delle «fallimenta­ri gestioni del passato che non sono alle spalle».

Comunque vada a finire, il dramma ha messo in luce in modo chiaro e netto le criticità del sistema molisano che l’impegno degli operatori motivati non riesce a compensare. Colto dal malore in mattinata a Larino, dove da qualche giorno è stato chiuso l’unico punto sanitario del paese (ma comunque quel presidio non avrebbe avuto i mezzi per trattare un paziente di tale gravità), C. M. è stato trasportat­o dall’ambulanza del 118 al San Timoteo di Termoli. Qui la Tac era chiusa per manutenzio­ne programmat­a.

Ultima destinazio­ne San Giovanni Rotondo, sede di neurochiru­rgia, dove in serata è stata annunciata la morte. I tempi secondo la relazione della Asl sono stati appropriat­i: un’ora e mezza dalla chiamata al ricovero.

Non è questo il punto. La sanità regionale da diversi anni in piano di rientro dal deficit, commissari­ata (da poco è scaduto l’incarico dell’ex governator­e Frattura), assiste a una cascata di tagli. Tonino Aceti, segretario del Tribunale del Malato-cittadinan­zattiva, indirizza un messaggio al ministero della Salute: «Lavorare non più sui conti ma sui servizi. Non è una partita burocratic­a, c’è di mezzo la sicurezza. Valutate attentamen­te a chi affidare la responsabi­lità del sistema molisano».

Qualche spunto può far capire quanto sia critica la situazione. Manca un centro di neurochiru­rgia, quello di Campobasso è stato chiuso in base al decreto nazionale che non prevede l’attività di questa specialist­ica in territori con un bacino d’utenza inferiore a 700mila abitanti. Il vuoto è compensato dalla convenzion­e col privato istituto Neuromed di Pozzilli.

L’elisoccors­o non esiste. Quando serve arriva l’elicottero dall’abruzzo, 25 minuti di volo e solo di giorno. La notte, black out. Parliamo di una terra con la seconda densità di abitanti più bassa dopo la Valle d’aosta, dove i collegamen­ti sono difficili. Poi la beffa dei concorsi andati deserti. Ne sono stati banditi 4 negli ultimi mesi: ortopedia, neonatolog­ia, pediatria e medicina d’urgenza. Zero candidati. Aceti spiega perché: «Non sono posti che attirano dal punto di vista profession­ale. Se continua così non ci sarà speranza di ripresa». Pino Puchetti, sindaco di Larino, preannunci­a un intervento presso la Procura per chiedere se la chiusura del punto ospedalier­o non equivalga a interruzio­ne di pubblico servizio.

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