Nuove promesse di Al Sisi sul caso Regeni
Al Cairo il ministro Salvini incontra il presidente egiziano: «C’è volontà di arrivare a fare giustizia»
ROMA Si parla di «cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo» e della necessità di «sostenere gli sforzi dell’onu nelle operazioni di pacificazione in Libia». Ma c’è anche la consapevolezza da parte del ministro dell’interno che è impossibile «non spendere una parola sulla morte di Giulio Regeni».
Soprattutto ora che l’egitto, consegnando le immagini della metropolitana di Dokki dove era stato visto per l’ultima volta il ricercatore friulano, ha offerto segnali di disponibilità a cooperare con gli investigatori italiani (ma le immagini sono risultate incomplete e dunque irrilevanti dal punto di vista investigativo).
E dunque il titolare del Viminale Matteo Salvini ripete, come già aveva fatto il suo predecessore Marco Minniti a metà dicembre 2017, che sull’omicidio Regeni «l’italia si aspetta collaborazione». E, ancora una volta, il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, conferma: «C’è la volontà e il grande desiderio di arrivare a risultati definitivi delle indagini sull’uccisione dello studente italiano Giulio Regeni e di scoprire i criminali per fare giustizia su questa vicenda».
Parole messe nero su bianco dal portavoce della presidenza egiziana, Bassam Radi, in un comunicato diffuso dopo la conclusione dell’incontro svoltosi ieri al Cairo al quale era presente anche l’omologo di Salvini, Mahmoud Tawfiq, il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel e l’ambasciatore Giampaolo Cantini.
Una dichiarazione di intenti, da parte degli egiziani, in linea con quanto affermato anche recentemente. E con quanto ribadito a gran voce dopo il ritorno dell’ambasciatore, insediatosi al Cairo a metà settembre scorso in compagnia di un investigatore addetto ai rapporti con la procura egiziana. Nell’insieme si tratta di puntualizzazioni che permettono di andare avanti senza troppe fratture, anche sul fronte investigativo.
Gli investigatori del Ros, coordinati dal pubblico ministero Sergio Colaiocco, stanno procedendo sui diversi fronti aperti: quello dell’uccisione di Regeni e quello sul successivo depistaggio. Di recente anche la procura egiziana si era impegnata a fare altrettanto. In particolare, circa i filmati inutilizzabili delle telecamere, aveva promesso di accertare se vi fosse stata una volontaria manomissione dei nastri. Il sospetto c’è ed è rimbalzato sui siti di tutto il mondo anche dopo un post pubblicato sul sito di Amnesty International. Va ricordato, fra l’altro, che il sequestro delle immagini, richiesto dalla procura di Roma a febbraio 2016 è avvenuto solo a fine maggio di quest’anno, ben dopo l’avvio della procedura di cancellazione automatica dei frame.