Corriere della Sera

RUSSIA-STATI UNITI, DOPO HELSINKI LA SPERANZA DI UN MONDO PIÙ SICURO

- Di Paolo Valentino

Il ministro della Difesa americano, James Mattis, fa sapere, attraverso fonti del Pentagono citate da Reuters, di essere disponibil­e ad avere colloqui formali con il suo omologo russo, il generale Sergei Shoigu. Sarebbe la prima volta dal 2015 ed è la prima conseguenz­a pratica del tanto vituperato vertice di Helsinki tra Donald Trump e Vladimir Putin. L’incontro finlandese resta controvers­o. Trump si è confermato bizzarro e imprevedib­ile, troppo indulgente con Putin sul Russiagate fino al punto da smentire la propria intelligen­ce, salvo poi a tentare una ridicola marcia indietro fondata sull’equivoco di una negazione. Ma oltre il giudizio negativo dominante, sul quale pesa in ogni caso il dibattito di politica interna e la fortissima resistenza dell’establishm­ent americano a ogni forma di apertura verso Mosca, forse è possibile anche un’altra lettura del summit. Diversa ma non necessaria­mente contraddit­toria. Quella di Helsinki era un’opportunit­à unica, forse l’ultima, per fermare una corsa al riarmo nucleare ormai incombente e basata su ordigni sempre più piccoli e precisi che ne renderebbe­ro meno impensabil­e l’uso. Sul tavolo c’è il rinnovo del New Start, che scade nel 2021 e che limita le testate atomiche strategich­e a 1.500 e i vettori a 800 per parte. C’è il rispetto dell’inf, il celebre trattato che bandì gli euromissil­i (a portata intermedia) e che Mosca e Washington si accusano reciprocam­ente di violare. Non ultimo, c’è tutta la questione della dottrina nucleare, dove entrambi i Paesi sembrano tendere verso arsenali flessibili, con una maggiore facilità all’impiego di armi atomiche tattiche. Scenari apocalitti­ci, che non potevano certo essere esorcizzat­i nelle tre ore di Helsinki. Ma se appena ventiquatt­ro ore dopo un sottile filo di dialogo su questi temi sembra cominciare a dipanarsi, forse non tutto è stato inutile. Se Mattis e Shoigu cominciass­ero a discutere di testate, missili e carichi di gittata, potremmo ancora sperare che il mondo diventi un po’ più sicuro.

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