Mattarella in Azerbaijan: Tap strategico e condiviso
Rinunciare ci costerebbe una penale pesantissima: otto miliardi. Senza contare l’inevitabile handicap in termini di approvvigionamento energetico, il cui prezzo sarebbe forse maggiore. Per cui ci pensano il presidente della Repubblica e il ministro degli Esteri a rassicurare le autorità dello Stato caucasico, a Baku, ribadendo il nostro impegno sul Tap, il gasdotto Transadriatic Pipeline. Assicura Sergio Mattarella: «La scelta strategica del corridoio Sud del gas è condivisa dall’italia e il Tap, che è parte di questo corridoio, è il naturale completamento di questa scelta». Conferma Enzo Moavero: «È un modo per diversificare la dipendenza dai fornitori. Il gas è più pulito di petrolio e carbone, quindi la partecipazione italiana al progetto viene mantenuta». E, stavolta a uso interno, aggiunge: «Le preoccupazioni della popolazione locale circa l’impatto ambientale dell’opera saranno prese in carico dal ministero dello Sviluppo economico, con un dialogo trasparente e non di facciata».
Precisazione importante, quest’ultima, considerato che sul Tap — che dall’azerbaijan attraversa Georgia, Turchia e Balcani fino all’italia — è in corso una battaglia in Puglia, intorno a Meledugno, luogo d’arrivo. Il problema riguarda appena 8 chilometri di tracciato, ma la necessità di trapiantare un certo numero di ulivi e preservare l’habitat marino e terrestre ha scatenato una paralizzante serie di contestazioni, attivate da cittadini e magistratura. Risultato: i soci del consorzio internazionale, i quali hanno già investito 40 miliardi di dollari per un’opera che dovrebbe diventare operativa entro il 2020, rischiano di veder vanificato il loro sforzo e di «punirci», secondo contratto. Ecco l’urgenza di tranquillizzarli, cancellando ogni dubbio sulla nostra coerenza, che Mattarella avverte come un dovere in questa visita di Stato. Di più. Per lui «dobbiamo utilizzare appieno il potenziale economico che si sviluppa lungo la direttrice Caspio-mar Neromediterraneo» rafforzando anche «nuove vie commerciali intercontinentali, che possano fungere da volano per una crescita condivisa e di lungo periodo». Del resto, sottolinea, l’azerbaijan «è un partner affidabile in un’area cruciale del mondo» e i rapporti tra Roma e Baku «poggiano su basi solidissime». Anzitutto, ma non solo, nel settore degli idrocarburi. Ne è una prova l’industria che il presidente inaugura con il suo omologo Ilham Alyev. Una struttura realizzata dall’italiana Maire Tecnimont per una società dell’ente petrolifero nazionale azero: un impianto di polipropilene per produrre materie plastiche. Ma al di là del campo energetico e imprenditoriale, la collaborazione tra i due Paesi tocca anche delicati dossier di geopolitica. Per esempio la questione del Nagorno Karabakh, regione autoproclamatasi indipendente nel 1991 e teatro di una guerra che ha provocato 20 mila morti. All’italia, presidente di turno dell’osce, le autorità di qui chiedono «l’aiuto a trovare una soluzione». E Mattarella la promette. ● Le autorità azere hanno investito moltissimo nel progetto del cosiddetto «corridoio sud del gas» e faticano a capire alcuni ondeggiamenti della politica italiana sulla realizzazione della parte finale della pipeline
● Il presidente Mattarella ha anche inaugurato il nuovo impianto per la produzione di polipropilene a Sumgayit, a circa 30 chilometri da Baku, realizzato dalla Tecnimont e Kt-kinetics Technology società del Gruppo Maire Tecnimont. Presenti Fabrizio Di Amato (presidente del gruppo) e Pierroberto Folgiero (Ceo)