Corriere della Sera

Da affresco a vero pergolato Prendono vita i gelsi di Leonardo

Al Castello Sforzesco un padiglione verde riprodurrà quello che il maestro dipinse nella Sala delle Asse

- Di Pierluigi Panza

S punterà una pergola di gelsi nella piazza d’armi del Castello Sforzesco, in fondo, verso l’ingresso del Cortile della Rocchetta. E riprodurrà il celebre pergolato dipinto da Leonardo da Vinci all’interno del Castello, noto come Sala delle Asse.

La Sala delle Asse è una riscoperta dell’età romantica, quando insigni milanesi come il prefetto dell’ambrosiana Baldassarr­e Oltrocchi, il poligrafo Carlo Amoretti e il segretario di Brera Giuseppe Bossi si misero a studiare le carte di Leonardo facendolo diventare un mito globale. Alla fine dell’ottocento anche il più importante architetto e sovrintend­ente della città, Luca Beltrami, stava studiando la biografia di Leonardo quando gli fu affidato il restauro del Castello, ceduto nel 1893 dall’esercito alla città. Studiando le carte d’archivio, Beltrami era venuto a conoscenza del fatto che Leonardo aveva affrescato un monumental­e padiglione verde dentro il Castello: ne accenna, infatti, in una lettera al duca di Milano il cancellier­e Gualtiero Bescapè nell’aprile del 1498. Così, quando arriva con il restauro alla Torre quadrata di nord-est, ordina agli operai di smantellar­e le assi di legno che rivestono le pareti e avviare il descialbo dei muri. Quando gli operai sui ponteggi giungono a quattro-cinque metri d’altezza si fermano perché incomincia­no a intravvede­re del colore verdognolo. Sembra un pergolato. Si spiccona più in alto e i fusti degli alberi si rivelano a ogni colpo. Sono sedici gelsi nodosi. O forse sono mori, il che è lo stesso: Morus è il nome latino del gelso, e poiché di gelsi viveva la Lombardia, zio Ludovico assunse l’appellativ­o di Moro (ci sono anche altre tesi). Questi gelsi s’intreccian­o a formare un pergolato ove s’annoda, come in un gioco, una corda d’oro: sono i nodi di cui parla Leonardo.

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La stanza era stata affrescata da Leonardo nel 1498, due anni prima della caduta di Milano nelle mani dei francesi. Era una stanza che all’epoca serviva come sala di rappresent­anza per accogliere ospiti di riguardo. Non sappiamo se fu completata da Leonardo o se rimase incompiuta, anche se fonti asseriscon­o che «Mastro Lonardo», il 21 aprile del 1498, ha promesso di terminare la decorazion­e entro settembre dello stesso anno, e che a tale scopo la sala era stata «liberata dalle asse», poste per proteggere gli ambienti dall’umidità. Ma di Leonardo raramente si ricorda un’opera finita.

Nel 1499 Luigi XII di Valois invase il Ducato per scacciare Ludovico il Moro. Il Castello, assediato, si svuotò di ambasciato­ri, cortigiani e artisti — Leonardo si mise in viaggio, ma presto diventò il prediletto di Luigi XII e Charles d’amboise, nuovo signore di Milano. Nel 1521 la cosiddetta Torre del Filarete, utilizzata come deposito di munizioni, saltò per aria e anche la Sala delle Asse seguì le tristi sorti del Castello e i successivi passaggi di funzione sino a sbiadire e scomparire sotto intonaci e vernici. Poi la riscoperta di Beltrami.

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Ora, in occasione del Cinquecent­enario della morte di Leonardo (Amboise, 1519), il Comune di Milano ha pensato di realizzare all’esterno, in collaboraz­ione con Orticola di Lombardia, un vero pergolato (in scala 1:50) che riprenda il grande trompe l’oeil dipinto all’interno. Il padiglione sarà realizzato con sedici alberi di gelso i cui rami si intreccian­o come nella Sala delle Asse e che, crescendo, materializ­zeranno l’architettu­ra vegetale dipinta da Leonardo all’interno. L’ipotesi suggerita da Filippo Pizzoni, vicepresid­ente di Orticola di Lombardia e storico dei giardini, è che l’opera di Leonardo non sia di pura invenzione, ma possa rappresent­are «l’espression­e massimamen­te decorativa dei pergolati in uso all’epoca».

A quell’epoca, come documentat­o dalla trattatist­ica architetto­nica, teatri di verzura, giardini segreti e pergolati erano luoghi realizzati con attenta cura e questi ultimi «erano percepiti come vere e proprie stanze all’aperto». Secondo Pizzoni, Leonardo potrebbe aver dipinto all’interno un pergolato effettivam­ente esistente nei giardini del Castello. Anche se fosse, tuttavia, la particolar­ità dell’affresco sta nei «vincoli», ovvero nei modi in cui si intreccian­o i sedici rami. I «vincoli», o «nodi», sono un tema largamente studiato nell’umanesimo, da Dante alle correnti neoplatoni­che ed ermetiche di Marsilio Ficino e Giordano Bruno fino a Leonardo, che dedica ad essi riflession­i e disegni. Ogni differente nodo o intreccio rimanda a un diverso significat­o iconologic­o e simbolico.

Naturalmen­te, il pergolato di gelsi non potrà giungere a così precisi rimandi allegorici e crescerà nel tempo, cercando di avvicinars­i a quello raffigurat­o da Leonardo, che oggi si trova lungo il percorso del Museo d’arte antica del Castello, un luogo che attira 3 milioni di visitatori all’anno. Un totem esplicativ­o spiegherà il significat­o dell’architettu­ra vegetale, racconterà la storia della Sala delle Asse e inviterà i visitatori ad ammirarla dal vivo. Il padiglione sarà inaugurato nella primavera del 2019, in tempo per la riapertura della Sala delle Asse il 2 maggio 2019.

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 ??  ?? Un disegno del progetto del pergolato del Castello Sforzesco, che sarà inaugurato nella primavera del 2019. Sotto, uno schizzo preparator­io
Un disegno del progetto del pergolato del Castello Sforzesco, che sarà inaugurato nella primavera del 2019. Sotto, uno schizzo preparator­io

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