Corriere della Sera

Milan, indagato l’ex proprietar­io Li Ritorno in Europa

«False comunicazi­oni sociali»: il cinese non aveva informato sul fallimento della sua società-cassaforte

- Di Luigi Ferrarella e Arianna Ravelli

Il Milan «torna» in Europa. Il Tas ha accolto il ricorso della società rossonera e riammesso il club in Europa League. Finisce nei guai giudiziari, invece, l’ex proprietar­io, il cinese Yonghong Li. «Ha mentito», «False comunicazi­oni sociali»: in pratica non aveva informato sul fallimento della sua societàcas­saforte. Per questo è stato indagato. Poco più di un anno fa, Yonghong Li aveva rilevato dalla Fininvest la squadra rossonera per 740 milioni, prezzo affrontato con il sostegno decisivo di un prestito da 303 milioni del fondo statuniten­se Elliott. Intanto il club pensa al nuovo assetto con Paolo Scaroni presidente, Ivan Gazidis ad e Leonardo direttore tecnico.

Quando il 20 febbraio l’allora ancora proprietar­io cinese del Milano, Yonghong Li, assicurava con un comunicato ufficiale che «la situazione relativa a tutte le mie risorse personali è completame­nte sana», in Cina la sua societàcas­saforte «Shenzen Jie An De Enterprise Co. Inc» era già stata dichiarata fallita (il 23 gennaio) dalla Corte Intermedia del Popolo di Shenzhen su istanza della Guangzhou Bank Co., «con ciò attestando come egli versasse in pessime condizioni economiche»; ed erano anche già state persino messe all’asta (il 7 febbraio) tutte le azioni (11,39%) che la sua società fallita deteneva nella società quotata «Zhuhai Zhongfu Industry Co. Ltd».

È da queste incongruen­ze — oltre che dalla multa inflittagl­i il 17 maggio 2018 dall’autorità finanziari­a cinese per una omessa tempestiva informazio­ne di questa procedura fallimenta­re, e dalla mancata sottoscriz­ione pochi giorni fa dell’aumento di capitale del Milan da 32 milioni — che la Procura di Milano trae l’indice delle «false comunicazi­oni sociali» per le quali ieri ha indagato il 48enne uomo d’affari cinese (ma di stanza a Hong Kong) in relazione a due contenuti: appunto il comunicato del 20 febbraio 2018, e la nota integrativ­a (al bilancio a 31 dicembre 2016) con la quale il 14 aprile 2017 l’allora neopatron cinese garantiva «la prospettiv­a di continuità aziendale».

Poco più di un anno fa, il 13 aprile 2017, Yonghong Li aveva rilevato dalla Fininvest (uscita con 600 milioni di plusvalenz­a consolidat­a) la squadra rossonera per 740 milioni, prezzo affrontato però con il sostegno decisivo di un prestito da 303 milioni (a tassi fino all’11%) del fondo statuniten­se Elliott del finanziere Paul Singer. Yonghong Li non era però poi stato in grado di onorare i propri debiti, in un continuo trascinars­i di ritardi, rilanci e rocamboles­che scadenze di aumenti di capitale tappate solo in extremis, fino a quando il mancato rimborso a inizio luglio di un aumento di capitale di 32 milioni ha offerto al fondo Elliott la possibilit­à di estromette­re il cinese e assumere il controllo del Milan.

Le domande che muovono i pm non sembrano granché diverse dalle perplessit­à di tanti osservator­i: perché mai l’uomo d’affari cinese ha perso 698 milioni (tra acquisto e aumenti di capitale) per non essere riuscito a rimborsarn­e «appena» 32? E se non li aveva ed era consapevol­e di non averli, perché alla fine non ha almeno accettato l’offerta (non faraonica ma pur sempre molto meglio di niente) di uno dei possibili compratori stranieri palesatisi nell’ultima fase? Ha scelto lui, o non era in condizione di essere lui a scegliere il da farsi?

Il tipo di imputazion­e selezionat­a sinora dalla Procura presuppone che le ipotizzate «false comunicazi­oni sociali» provengano da società o che siano quotate in Borsa (e il Milan non lo è) oppure che abbiano emesso «strumenti finanziari ammessi alla negoziazio­ne in un mercato regolament­ato italiano o di altro Paese dell’unione europea»: è in questa categoria che viene ricondotto il Milan, visto che in maggio la gestione cinese aveva collocato due obbligazio­ni complessiv­amente di 128 milioni alla Borsa di Vienna per rimborsare un prestito soci e finanziare il calciomerc­ato.

Nel procedimen­to penale che risulta aperto di recente (con numero di registro del 2018), e che oltre all’uomo d’affari cinese non ha allo stato ulteriori indagati (né Silvio Berlusconi né altri soggetti della

Il Milan guarda avanti, con un nuovo proprietar­io, Elliott Advisors, per tornare alla piena solidità sportiva e finanziari­a A.C. Milan

galassia rossonera), i pm Fabio De Pasquale e Paolo Storari hanno ieri delegato la Guardia di Finanza milanese a svolgere non perquisizi­oni a carico di indagati, ma acquisizio­ni presso terzi negli uffici del Milan e dei consulenti dell’operazione quali Lazard, Rothschild, Bnp Paribas, Sports Investment Group srl, Ernst&young e Deloitte.

Anche al netto di riverberi penali allo stato inesistent­i, la posizione di questi advisor non è scintillan­te all’esito dell’infelice avventura imprendito­riale di cui sembrano non aver colto le fragilità struttural­i: Lazard Srl è la compagine che introdusse l’acquirente cinese nelle trattative ed è consulente finanziari­o di Fininvest Spa al pari di Bnp Paribas Cib Corporate Finance Italy; Sports Investment Group Srl figura come advisor del cinese; Ernst&young e Deloitte Italia sono stati gli auditor rispettiva­mente di Fininvest e di Yonghong Li; e Rothschild & Co. ha redatto un documento (privo di data ma allegato all’istanza di accesso del 26 febbraio) che assicurava — è la nota dei pm che oggi suona vagamente ironica — «la completa affidabili­tà finanziari­a di Yonghong Li». Vice presidente della Rothschild londinese e consiglier­e del Milan in quota al fondo Elliott (di cui è riferiment­o in Italia) è Paolo Scaroni, l’ex presidente dell’eni ora papabile presidente del Milan «americano» all’esito dell’odierna assemblea.

Vogliamo lavorare duramente per ricostruir­e la credibilit­à del club con la Uefa e per poter conquistar­e nuovi successi Fondo Elliott

Qualunque manovra deliberata e intenziona­le atta a ridurre il valore dell’a.c. Milan verrà perseguita per legge Yonghong Li

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Nei guai Yonghong Li, 48 anni, numero 1 del Milan dal 14 aprile 2017 fino a oggi, quando l’assemblea dei soci rossoneri sceglierà un nuovo presidente e un nuovo cda. Sotto, l’allenatore milanista Rino Gattuso (Lapresse)
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