Cosa si sono detti Trump e Putin? I democratici cercano l’interprete
E il «New York Times»: l’avvocato registrò il presidente sui pagamenti alla modella di Playboy
Continua il feeling, fatto di alti e bassi, tra Donald Trump e Vladimir Putin, invitato alla Casa Bianca. Per scoprire cosa i due presidenti si sono detti a Helsinki, i democratici hanno chiesto di ascoltare l’interprete.
WASHINGTON Donald Trump rilancia, addirittura. Una nota ufficiale della portavoce Sarah Huckebee Sanders annuncia «che il consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton ha invitato il presidente Vladimir Putin alla Casa Bianca». I consiglieri diplomatici «sono già al lavoro» e l’incontro dovrebbe tenersi «in autunno».
Il clima politico a Washington somiglia a quello di una crisi istituzionale con diverse diramazioni. Il vertice tra «The Donald» e Vladimir, lunedì 16 luglio a Helsinki, ha intossicato i rapporti chiave nell’amministrazione. Tornano le voci su un’imminente uscita del generale John Kelly, il capo dello staff e quindi, in teoria, il consigliere più vicino al presidente. Secondo le indiscrezioni raccolte dalla stampa americana, Trump lo avrebbe portato in gita nella capitale finlandese, tenendolo all’oscuro sui contenuti discussi con Putin.
Il Forum sulla sicurezza ad Aspen, in Colorado, è stata l’occasione di un clamoroso scontro pubblico a distanza tra la Casa Bianca e Dan Coats, direttore della National Intelligence, figura di grande importanza nell’apparato dei servizi segreti. L’annuncio dell’invitobis a Putin è arrivato mentre Coats era sul palco per un’intervista. «Che cosa? Può ripetere, non so se ho capito bene», ha chiesto alla giornalista. Poi Coats ha commentato: «Ah okaaaay. Questa sarà una cosa speciale».
Il direttore della National Intelligence ha detto di aver sconsigliato al presidente di avventurarsi da solo nel faccia a faccia con il leader russo; ha confermato di non aver saputo più nulla sull’esito del meeting e, chiaramente, di non essere stato consultato prima della nuova mossa.
Infine il Congresso. Difficile dire se lo sconcerto superi la rabbia dei parlamentari, sia repubblicani che democratici. Il Senato, ieri, ha bocciato all’unanimità (98-0) l’ipotesi di consegnare alcuni cittadini americani, tra i quali l’ex aminterrogare
Che cosa? Un incontro tra il presidente e il leader russo? Può ripetere, non so se ho capito bene... Dan Coats, capo della National Intelligence alla domanda di una giornalista
basciatore a Mosca Michael Mcfaul agli inquirenti di Putin. Era stato il numero uno del Cremlino a suggerire uno scambio anomalo: i russi avrebbero consentito al Super procuratore Robert Mueller di i 12 agenti del Gru, il servizio segreto militare, accusati di aver interferito nelle elezioni del 2016; ma gli Stati Uniti avrebbero dovuto restituire il «favore» alle autorità di Mosca. «Una proposta molto importante», aveva commentato Trump, in perfetta solitudine.
I democratici, inoltre, hanno provato a coinvolgere perfino l’interprete, l’unica americana presente nel colloquio a porte chiuse di Helsinki. Ma i repubblicani hanno respinto la mozione che ne chiedeva la convocazione d’imperio per una testimonianza davanti al Congresso.
Nello stesso tempo le relazioni internazionali si intrecciano con gli scandali personali del presidente. Il New York Times rivela l’esistenza di una registrazione di una telefonata tra Trump e il suo avvocato più vicino, Michael Cohen. Secondo il quotidiano nel file, ora in mano all’fbi, l’ex costruttore parla con il suo legale e consigliere fidato su come comprare il silenzio della modella di Playboy, Karen Mcdougal, con cui Trump aveva avuto una relazione sessuale nel 2006. La conversazione sarebbe avvenuta poche settimane prima delle elezioni presidenziali del 2016. «Non posso credere che Micheal mi abbia fatto questo», avrebbe detto Trump, secondo la Cnn. Rudy Giuliani, l’attuale difensore del presidente,
Il no del Congresso Bocciata all’unanimità l’ipotesi di consegnare agli inquirenti di Mosca alcuni cittadini Usa
ha riferito al New York Times che effettivamente Trump discusse della «questione» con Cohen, ma «solo per due minuti e mezzo» e il pagamento (150 mila dollari ndr) «non fu mai effettuato». Cohen, comunque, avrebbe registrato anche altre chiamate con il suo boss dell’epoca.