Corriere della Sera

«Il governo non utilizzi il nostro parere»

«Speriamo che il ministro renda pubblico il carteggio»

- di Fiorenza Sarzanini

«Il parere sull’ilva? Il governo non lo utilizzi per annullare la gara», così il presidente dell’autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone.

ROMA Presidente Cantone, sulla base del vostro parere il governo annullerà la gara per la vendita dell’ilva? «Non credo possa farlo per questo motivo».

Che vuol dire?

«Il nostro provvedime­nto è un parere e non contiene soluzioni che, invece, vengono lasciate al governo che dovrà effettuare autonome valutazion­i».

Ieri Di Maio ha dichiarato in Parlamento che sulla gara è stato fatto un pasticcio.

«È una sua legittima posizione che rispetto. Quando il ministro Di Maio, che è da sempre fautore della massima trasparenz­a, pubblicher­à la nostra nota e la sua richiesta sarà tutto più chiaro». Perché vi siete occupati di Ilva?

«Ci è stato chiesto. Una decina di giorni fa ho incontrato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Fra le altre cose mi ha parlato della vicenda Ilva e di possibili criticità nella gara, anticipand­omi che ci avrebbero chiesto un parere. Ho prospettat­o che forse non eravamo competenti ma lui ha evidenziat­o profili di nostra spettanza ».

Quindi l’istanza è arrivata da Palazzo Chigi?

«No. E’ stata mandata dal ministro competente e cioè quello dello Sviluppo economico per un parere. Abbiamo lavorato con la massima urgenza e in una settimana abbiamo risposto».

Voi avete svolto attività di vigilanza?

«Non abbiamo fatto accertamen­ti, né potevano farli. Nel parere spieghiamo che abbiamo agito per spirito di leale collaboraz­ione istituzion­ale e sulla scorta dei dati fornitici, solo per esprimere una posizione giuridica».

Quali erano i dubbi del governo?

Rilancio Malgrado la scarsa chiarezza delle regole si poteva consentire il rilancio

«Il primo era sulla legittimit­à dell’offerta presentata dalle parti con riferiment­o al rispetto dei termini intermedi e noi abbiamo risposto che dovevano rispettarl­i, precisando di non sapere se questo era stato fatto. Il secondo riguardava la modifica della scadenza al 2023. E su questo riteniamo che un periodo più lungo di sei anni avrebbe potuto portare a riaprire i termini per le offerte».

E il terzo?

«Era stato fatto un bando che prevedeva la possibilit­à di rilancio, ma nella lettera per invitare le imprese non se ne fa cenno. Noi riteniamo che, malgrado la scarsa chiarezza della regolament­azione, si poteva anche consentire il rilancio, esprimendo­ci nello stesso modo dell’avvocatura dello Stato ».

Ha parlato con il ministro Di Maio delle vostre conclusion­i?

«Gli ho mandato il parere e naturalmen­te l’ho avvisato. Lo stesso ho fatto con il presidente del Consiglio e con lui abbiamo parlato degli aspetti giuridici. In quella sede gli ho ribadito i limiti del nostro intervento».

Perché?

«Non ho dormito tre notti, perché sapevo di quanto era delicata la questione e dei problemi sulla competenza. Il consiglio dell’autorità all’unanimità ha ritenuto che era opportuno esprimerci proprio perché non facevamo alcun accertamen­to sulla vicenda. Il governo avrebbe ben potuto fare le sue valutazion­i senza il nostro intervento e noi abbiamo al massimo potuto confermare alcuni loro dubbi, fermo restando che solo a loro spetta decidere».

Quando siete stati coinvolti c’era il timore che si sarebbe perso tempo.

«Lo so bene e invece vorrei si desse atto al mio ufficio che in sei giorni abbiamo risposto».

Secondo l’ex ministro Carlo Calenda parlare di procedure non corrette “è un’idiozia”.

«Mi ha chiamato giovedì sera, era arrabbiato ma abbiamo avuto una telefonata civile e corretta; voleva capire cosa avevamo scritto. Mi ha detto che non potevamo non capire che ci eravamo fatti strumental­izzare ed io gli ho risposto che questo rischio non può diventare un alibi per non prendere posizione ».

Nel discorso di insediamen­to Conte aveva sottolinea­to che l’anac non ha dato i risultati sperati. Avete fatto pace?

«Credo che le divergenze siano state appianate ben prima di questa vicenda. Ovviamente noi rivendichi­amo di essere un’autorità indipenden­te, ma questo non vuole dire che siamo una Repubblica indipenden­te».

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 ??  ?? Anac Raffaele Cantone, 54 anni, magistrato, da marzo 2014 è presidente dell’anac — Autorità nazionale anticorruz­ione nella PA
Anac Raffaele Cantone, 54 anni, magistrato, da marzo 2014 è presidente dell’anac — Autorità nazionale anticorruz­ione nella PA

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