SUGLI SBARCHI SI ATTENUA LA RIGIDITÀ DELL’EUROPA
Parlare di «passo avanti» sulla politica europea in materia di immigrazione è un atto di fiducia del governo italiano verso la Commissione Ue. D’altronde, la lettera inviata ieri dal presidente Jean-claude Juncker al premier Giuseppe Conte è abbastanza abile e ambigua da offrire un appiglio per dichiararsi soddisfatti. Ma stavolta, sembra che l’ottimismo non sia solo di maniera. Tra una settimana, la Commissione proporrà una revisione del «quadro strategico» della missione Sophia: quella che prevede lo sbarco in Italia degli immigrati raccolti dalle navi militari. E entro fine agosto bisognerà decidere se approvarla o meno.
Verrebbe da dire che la linea dura del ministro dell’interno, Matteo Salvini, ha spinto le altre nazioni a capire che il contesto è cambiato dal 2015. E le lettere scritte il 14 e 17 luglio dal premier Giuseppe Conte, unite alla mediazione del ministro degli Esteri, Enzo Moavero, stanno modificando lentamente l’atteggiamento delle istituzioni europee. L’altro ieri, alla riunione degli ambasciatori dei Paesi membri, l’italia appariva isolata. Ieri, invece, è spuntata più comprensione per le richieste di Roma: anche se bisogna aspettare la ricaduta finale.
L’impressione è che la strategia istituzionale di Conte e Moavero stia forse scalfendo un’indifferenza che ultimamente era diventata irritazione verso un esecutivo considerato e dichiaratosi «populista». E il premier ieri ne avrebbe riferito al capo dello Stato, Sergio Mattarella, con una punta di soddisfazione. Nella missiva inviatagli da Juncker si intravede un riconoscimento della nuova situazione. Si registra la frustrazione di Palazzo Chigi per quanto non è stato fatto negli ultimi anni. Si condivide «il sentimento di urgenza dell’italia», sebbene sugli sbarchi arrivi, tra le righe, un altolà.
I «no» del ministro dell’interno alle navi che attraversano il Mediterraneo e cercano di approdare in Italia, portano consensi alla Lega ma finora hanno irrigidito le nazioni europee. E Juncker avverte che sull’accoglienza da parte di altri Paesi la strategia è tutta da costruire; mentre le soluzioni «emergenza su emergenza» delle scorse settimane non possono essere la soluzione: le competenze europee vanno discusse, non cambiate unilateralmente. Ma, analizzate in controluce, con le proposte che starebbero maturando, sono parole da ascoltare senza pregiudizio.
Anche perché finora era scontato che la missione Sophia sarebbe stata ridiscussa a dicembre. E, qualunque sia il risultato al quale si arriverà a fine agosto, non sarà facile tornare allo status quo: politicamente, un oggettivo passo avanti. Forse c’è maggiore nervosismo per quanto Salvini ha dichiarato al Washington Post parlando della Russia e su Gerusalemme capitale di Israele. Dire che è legittima l’annessione della Crimea perché «c’è stato un referendum e il 90 per cento ha votato» per il ritorno alla Russia, ricalca le tesi del Cremlino ma non quelle di Ue e Nato. E alla lunga può diventare un problema.