Ilva, Di Maio accusa: un pasticcio
«Avvierò un’indagine, con una gara corretta si poteva ottenere di più» La replica di Calenda: si assuma la responsabilità di annullarla
La definisce «un pasticcio» in cui «è stato leso il principio della concorrenza» con «le regole del gioco cambiate in corsa». Perché, secondo il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, se la procedura di gara per la vendita dell’ilva di Taranto «fosse stata corretta, ci sarebbero state molte più offerte e tutte migliori, anche quella di Arcelor», che poi si è aggiudicata la gara. Per il vicepremier «quella di Acciaitalia era l’offerta migliore, ma nel bando metà del punteggio era dato al prezzo e non al piano ambientale e alla salute». Ecco perché «chiederò immediatamente chiarimenti ai commissari e avvierò un’indagine interna al ministero e chiederò un parere all’avvocatura dello Stato» per «capire di chi sono le responsabilità specifiche: il pasticcio lo ha fatto lo Stato che ha bandito la gara, e non l’azienda».
Di Maio lo annuncia ad una Aula di Montecitorio vuota rispondendo ad un’interpellanza urgente sull’ilva, il giorno dopo la lettera dell’anac sulle «criticità» riscontrate nella vendita del complesso industriale dell’acciaio di Taranto alla Arcelor Mittal. In un parere richiesto dal Mise, l’autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone rispondeva ai dubbi del ministero su procedura di gara, proroga del piano ambientale e rilancio delle offerte (che non è avvenuto). Ma, aggiungeva anche che l’individuazione di eventuali irregolarità non poteva portare all’adozione di provvedimenti di annullamento e che ogni decisione in merito semmai sarebbe spettata al governo. Ecco, quindi il titolare del Mise che parla di «criticità come macigni, sono gravissime, non possiamo far finta di niente». E promette «nuove indagini».
Insorge l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che rivendica la correttezza del suo operato e si assume «tutte le responsabilità»: «Di Maio ha detto in Parlamento cose gravi e false, minacciare indagini interne al Mise è vergognoso» però «si assuma la responsabilità di annullare la gara se la ritiene viziata». E puntualizza che Anac non ha invalidato la gara, «è valida» ma «può essere annullata sul principio di interesse generale, (può essere sempre fatto): se volete farlo accomodatevi». Chiamata in causa, anche l’indiana Arcelor Mittal — che nell’ilva investirà 4,2 miliardi di euro — ribadisce di aver «partecipato alla gara d’appalto in questi 4 anni con correttezza, impegno e dedizione» e di aver «ottemperato in maniera chiara e trasparente a tutti i passaggi necessari, come richiesto dalle leggi italiana ed europea per firmare il contratto vincolante per l’acquisizione».
Il colosso indiano, che ha già incontrato più volte il ministro Di Maio, sottolinea come su Ilva ci sia «molto lavoro da fare, per effettuarne il rilancio e ricostruire un business italiano di cui il Paese possa sentirsi orgoglioso» e si definisce «il miglior garante delle future sorti di Ilva», promettendo una «proposta migliorativa nei prossimi giorni» per «incrementare il piano ambientale e quello occupazionale» e «migliorare gli impegni originari: tutti rimarranno soddisfatti».
A Taranto intanto continua l’attesa e la preoccupazione per il futuro dello stabilimento non si affievolisce. Confindustria Taranto, lavoratori e sindacati chiedono a gran voce che «si decida una volta per tutte cosa fare», perché «l’ilva non è più nelle condizioni di attendere molto».
Arcelor
«Noi corretti e trasparenti, rispettate le regole, miglioreremo la proposta»
L’appello Confindustria e sindacati: ma adesso decidete, l’impianto non può più aspettare