Speleologi, droni e volontari «Troveremo Iushra nei boschi»
Brescia, la 12enne autistica scappata durante la gita. Il padre: lei è forte
La sua fotografia, scattata con il fratellino di un anno, l’hanno appiccicata sulla fiancata del furgone del soccorso alpino al campo base. Proprio accanto alla mappa, costantemente aggiornata, delle zone assegnate e bonificate dalle squadre dei soccorritori: circa 150 uomini operativi nelle ricerche tra soccorso alpino e speleologico, Vigili del fuoco, Protezione civile e volontari. Attivi a terra e in cielo, droni con camere termiche compresi. Perché la piccola Iushra, 12 anni appena, origini bengalesi e affetta da autismo, ancora non si trova. È «scappata» verso le 11 di giovedì dagli educatori della Fondazione bresciana assistenza psicodisabili durante una gita sull’altopiano di Cariadeghe, a Serle, in provincia di Brescia: 5 ettari di estensione, «tra i più densi al mondo per numero di grotte a chilometro quadrato», assicurano gli speleologi che ne hanno già perlustrate una ventina.
«È forte, la mia piccola. E coraggiosa» dice il padre che dopo una notte in bianco ha riposato un poco nel pomeriggio. «Non mi muoverò da qui fino a che non la troveranno», giura stretto nella felpa, seduto sulla sedia di plastica fuori dal bar accanto al centro di coordinamento.
Ma la speranza, con il passare delle ore — preziosissime — a tratti si affievolisce. «Sono preoccupato perché non beve da troppo tempo». Ha registrato e affidato ai soccorritori un messaggio vocale in bengalese per la sua bambina, affinché si faccia trovare. Ma non è detto non siano attivate «trappole» sonore e di luce per indurla a uscire allo scoperto.
Adora la musica, va pazza per le sigle di Masha e Orso e Frozen. «Potrebbe diventare aggressiva con gli estranei ma anche chiudersi in se stessa» mette in guardia la neuropsichiatra che la segue. «Se la incontrate siate cauti, non toccatela e non inseguitela: scapperà. Porgetele l’avambraccio e aspettate che sia lei ad avvicinarsi. Offritele succo e patatine, ne è ghiotta».
Al campo base si respira ancora speranza, determinazione, fiducia.
Oggi gli speleologi al lavoro saliranno a trenta. Ma educatori e volontari che la piccola avrebbero dovuto proteggerla (la responsabile rischia una denuncia) cedono alle lacrime.
La sua fotografia è sempre lì, sotto gli occhi di un’alpinista bionda con gli occhi azzurri. Perché Iushra preferisce le persone con i capelli chiari, le danno più sicurezza: sarà lei ad approcciarsi per prima alla bimba, nel caso di quel ritrovamento che tutti aspettano.