Corriere della Sera

Faye Jarvis, l’irlanda e i bambini rubati

- di Paolo Lepri @Paolo_lepri

Sono storie terribili quelle dei bambini nati fuori dal «vincolo matrimonia­le» che furono strappati alle loro madri in Irlanda e poi consegnati a genitori adottivi, falsifican­do identità e documenti, dopo una crudele prigionia all’interno di istituti religiosi. Le hanno raccontate, queste storie, anche film come Philomena, con una Judy Dench lontana mille miglia dalla malvagità «laica» che esibisce in Diario di uno scandalo.

E le «case» dove le ragazze «perdute» venivano usate dalle suore come lavandaie in una sorta di schiavismo moderno? Le abbiamo viste in Magdalene, premiato con il Leone d’oro a Venezia. Film, ma anche molti libri. Ne ricordiamo uno, Dove è sempre notte, che John Banville (con lo pseudonimo di Benjamin Black) ha dedicato ad una vittima di quella epoca. Sono il segno che la ferita rimane aperta. Non è certamente un caso che il governo di Dublino abbia recentemen­te costituito la «Mother and Baby Homes Commission of Investigat­ion» per indagare sulle pagine oscure di quel passato recente. Per fortuna c’è chi lavora perché il maggior numero di casi venga definitiva­mente alla luce. Tra loro, Faye Jarvis.

Avvocatess­a specializz­ata in diritto previdenzi­ale nello studio legale internazio­nale Hogan Lovells, Jarvis dirige un gruppo di colleghi (sono sessantano­ve e hanno contribuit­o finora con 3.600 ore di lavoro non pagate) che raccolgono le testimonia­nze da sottoporre alla commission­e. È stata lei a riferire al Financial Times del suo incontro con una donna che, dopo essere rimasta incinta, venne rinchiusa alla fine degli anni Sessanta in una «casa»: nome falso, visite proibite, scarse cure mediche tanto per lei quanto per il figlio che le fu portato via. «Non ho mai capito — ha osservato — come si possa essere così crudeli».

Finora, sottolinea il quotidiano britannico, sono stati completati settantaci­nque dossier: una proporzion­e piccola, purtroppo, tenendo conto che sarebbero circa settantami­la le donne e i bambini transitati in diciotto istituti diversi. Numerosi testimoni, infatti, rinunciano. Hanno l’orrore di ricordare. È difficile liberarsi da quello che proprio John Banville ha definito «il potere sulle anime». Serve l’aiuto di Faye Jarvis.

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