«Vivo di musica I trend di moda? Per gli stupidi»
Fausto Puglisi Le icone e gli abiti per Marina Rinaldi «Il mondo è più curvy e libero di quanto si pensi»
Tiene duro, Fausto Puglisi! Uno dei pochi indipendenti. Da quattro sfilate donna e due uomo all’anno. Fedele alla sua dicotomia: massimalismo barocco e minimalismo americano. Allergico ai compromessi: meglio solo che in balia dei grandi gruppi. Politicamente (ora) «scorretto»: ideali sempre a sinistra. E trasversale con i suoi miti: da Madonna a Nilde Iotti a Kate Blanchett. «Oggi tutto è molto più contaminato, liquido. A me onestamente il circuito moda non interessa più. Non creo con l’ossessione di piacere ad ogni costo. Ti piace Puglisi? Compralo. Non ti piace? Pazienza. Io sono libero. Non mi interessano i gusti e le isterie dei commercianti. Così come non strizzo l’occhio ai Millennial. Io creo, disegno, distruggo e creo di nuovo. Leggo e vivo di cinema e musica. I trend sono per gli stupidi. Mi piacciono le personalità fiere e curiose. Questa fissa della gente comune è avvilente. Ci sono tante “signorine” che creano vestiti per le amiche, sembra il gioco delle bambole da vestire, il “gira la moda” da tea party. Questa cosa è repellente e vecchia».
Le donne di Fausto sono?
«Libere, indipendenti. Fiere della loro fisicità e di quello che ottengono con il loro lavoro. La politica oscurantista di oggi le vorrebbe legate a vecchi modelli di femmina. Per fortuna si combatte ogni giorno per evitare di regredire nella barbarie. C’è questa idea di apparire una donna “per bene”, ma in realtà questi abiti ti rendono ancora più vecchia. A me piace la festa quotidiana, dionisiaca, mi interessa l’umanità, sono troppo curioso per riproporre il vintage rassicurante. Mi piace l’erotismo, il desiderio, il colore, mi piacciono gli errori, le stampe, la vita. Vivo di musica. Sono innamorato di Picasso, di Dalì, della storia del partito comunista italiano e spagnolo, di Pasolini. I miei riferimenti sono Nilde Iotti, le femministe e le prostitute di Fellini, i transessuali di Genova fotografati da Lisetta Carmi, le matriarche del regno di Napoli e Palermo, le mamme che lottano ogni giorno, Tina Fey, Cecilia Strada, Susan Sarandon che viene arrestata perché protesta in strada».
A Parigi per presentare la capsule con Marina Rinaldi, con orgoglio, corretto?
«Mi hanno lasciato la libertà di creare per loro una donna davvero senza paura. Non ho pensato alle forme ma alla sostanza a quello che le donne — a prescindere dalle curve — vogliono davvero. Quando mi hanno proposto di disegnare per Marina Rinaldi mi trovavo a Miami. Era ora di colazione ed era già la festa dei corpi. Spavaldi, esibiti, ribaditi, massicci, muscolosi, abbondanti, esagerati. Proprio come la vita. Così ho accettato. A Parigi ho conosciuto Ashley Graham: è magnifica, bellissima e sexy. È felice! Amo e vesto donne come Kim Kardashian, Rihanna, Beyonce, Madonna, Jennifer Lopez, Nicki Minaj... il mondo è più curvy e libero di ciò che la moda vorrebbe imporre. È come l’immigrazione: esiste e non si può fermare. Comunicare col mondo è molto più bello che parlare con i tuoi simili. La natura dell’umanità è curiosa. Libera. Audace. Le dittature creano le paure e i complessi. Io lavoro per la libertà di espressione».
Il punto più difficile da vestire in una donna «vera» e non un attaccapanni?
«Il cervello: le convenzioni, dure a morire che le vorrebbero tutto e il contrario di tutto. Nelle donne invece c’è la perfezione. Devono solo farla vivere libera e riuscire a rinunciare alla paura, che uccide tutto: la bellezza, la sensualità, l’intelligenza».
L’indipendenza: oneri e onori.
«Amo i miei artigiani. I miei sarti. I miei collaboratori. La libertà di essere indipendente non ha prezzo. Devo tutto a mio papà. Purtroppo è scomparso a maggio. Ho ripercorso la sua educazione, i suoi ideali. Lui era un sindacalista e la sua vita era piena di ideali che ora sono i miei, reali. Ricordo che a 10 anni mi portava al sindacato, la Cgil di Messina: sigarette — quante sigarette! — il fumo, i poster di Berlinguer, i jeans sdruciti e le camicie scozzesi. Mio papà mi ha dato la spina dorsale. Mi ha dato la forza. E continua a darmela».