Corriere della Sera

L’america contro il made in China Il rischio dazi sale a 500 miliardi

La Casa Bianca sulla Fed: alzare i tassi danneggia tutto ciò che abbiamo realizzato

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Con una sola frase Donald Trump minaccia la guerra commercial­e totale contro la Cina, attacca, per la prima volta, la Federal Reserve, manda in confusione i mercati finanziari mondiali, fa salire l’euro fino a quota 1,17 sul dollaro.

In un’ intervista alla «Cnbc» il presidente ha annunciato: «Potrei imporre dazi su tutte le merci importate dalla Cina; non lo farei per ragioni politiche, ma perché è la cosa giusta per il nostro Paese. Per troppo tempo siamo stati presi in giro dalla Cina».

Il controvalo­re delle importazio­ni in arrivo dal Dragone è pari a 502 miliardi di dollari, poco meno di un quinto del totale: 2.900 miliardi di dollari, calcolando beni e servizi.

Nello stesso tempo il leader della Casa Bianca ha puntato la politica monetaria di Jerome Powell, il presidente della Fed che lui stesso ha nominato al posto di Janet Yellen. Ecco il tweet di «The Donald»: «Gli Stati Uniti non dovrebbero essere penalizzat­i, perché stiamo facendo molto bene. Stringere adesso (cioè alzare i tassi di interesse ndr.) danneggia tutto ciò che abbiamo realizzato. Gli Usa dovrebbero recuperare tutto quello che abbiamo perso a causa della manipolazi­one illegale delle monete e per colpa dei pessimi accordi commercial­i».

Poco dopo la Casa Bianca ha diramato un comunicato ufficiale per tamponare gli effetti dirompenti delle critiche trumpiane: «È chiaro che il presidente rispetta l’indipenden­za della Fed. Più volte ha detto di stimare Jerome Powell e non interferir­à nelle sue decisioni. La visione del presidente sui tassi di interesse è ben conosciuta e i suoi commenti di oggi sono la ripetizion­e di posizioni assunte da lungo tempo».

La reazione dei mercati è interessan­te. Le Borse europee hanno chiuso mediamente in rosso, con Milano a -0,41%. Solo l’altro giorno Trump aveva investito l’unione europea, minacciand­o dazi sulle importazio­ni di macchine. La Cancellier­a Angela Merkel dà voci alle preoccupaz­ioni del Vecchio continente: «Le tariffe sull’auto sarebbero un vero pericolo per la prosperità di molte persone». Wall Street, invece, ha accusato il colpo

La manipolazi­one «Dobbiamo recuperare le perdite a causa della manipolazi­one illegale delle monete»

in apertura, ma nel corso della seduta si è riportata più o meno sulla parità. Certo, era la giornata dei risultati trimestral­i: l’83% delle imprese ha superato le previsioni. Ma nella Borsa di New York è diffusa la sensazione che le mosse di Trump servano soprattutt­o per forzare i cinesi (e gli europei) a un accordo. Il dollaro, invece, torna a fluttuare. Del resto lo stesso presidente ha aggiunto che la moneta debole è lo strumento per riconquist­are un vantaggio soprattutt­o rispetto all’europa.

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Jerome Powell, presidente della Federal Reserve
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