«Stavo bene, potevo vincere. Molti messaggi, non da Froome»
Nibali a casa con il busto rigido: «I tifosi devono rispettarci, non farci del male. Ci rivediamo alla Vuelta»
VALENCE Vincenzo Nibali, capitano ferito nel corpo e nell’orgoglio, non ha lasciato soli i compagni. Uscito giovedì alle 21.30 dall’ospedale di Grenoble con il referto della risonanza magnetica (e la certezza del ritiro dalla corsa), il siciliano ha deciso di affrontare il lungo ritorno verso l’albergo della Barhain sull’alpe d’huez in ambulanza, per salutare la compagnia. E poi, ieri mattina, è partito in auto col fedelissimo massaggiatore Michele Pallini per essere preso in consegna, sulla strada per Lugano, dal manager/procuratore Alex Carera. «La sola cosa positiva di quello che è successo, è che rivedrò prima mia moglie e mia figlia».
Vincenzo, ha capito subito che l’infortunio era grave?
«Nel momento della caduta mi è mancato il respiro: una bruttissima sensazione, che ho provato solo in un incidente da ragazzo. Poi ho ripreso fiato e ho pedalato a tutta verso il traguardo: la foga di rientrare sui primi non mi faceva sentire niente. Sceso dalla bici, il dolore è tornato, fortissimo. Poi mi è bastato guardare le facce scure dei medici nel camion dei raggi X per capire che la cosa era seria».
Come stava prima della caduta?
«Molto bene. Il primo scatto era solo per testare le gambe. Nel secondo, quello della caduta, stavo andando a riprendere Froome. Dumoulin e Bardet non mi sono sembrati così reattivi. Non so se avrei vinto la tappa, ma ci speravo».
Tempi e modi del recupero?
«Busto rigido e riposo assoluto per 15 giorni, con esami di verifica. Appena il dolore cessa, posso tornare a pedalare».
L’aspettano la Vuelta, che parte tra 35 giorni, e il Mondiale di settembre a Innsbruck.
«Un programma previsto anche prima del Tour. Se tutto va bene disputerò entrambe le gare. Io sono fiducioso, i medici anche».
Cosa vorrebbe dire a certi tifosi visti sull’alpe d’huez?
«Un messaggio: rispettateci, tifateci o non tifateci ma non fateci del male. E poi una domanda: perché usate i fumogeni? A noi fanno male e non aggiungono nulla allo spettacolo. Lasciateli a casa».
Christian Prudhomme, il grande capo del Tour, è corso nel suo albergo a scusarsi a nome dell’organizzazione.
«Mi ha fatto piacere. Spero che il mio incidente serva a dare una svolta ai meccanismi di sicurezza e un messaggio a chi è sulla strada».
Ha ricevuto sms di solidarietà?
«Tantissimi. Da tifosi, amici ma anche da Adriano Galliani e Fabio Aru, per citarne due».
E da Froome?
«No, da Froome no».