Corriere della Sera

Un Tour irrespirab­ile

Fumogeni e alcol: controlli colabrodo sull’alpe Il gigantismo di una corsa fuori controllo

- Marco Bonarrigo

Una trentina di puffi, VALENCE tre Borat, una Biancaneve (molto pelosa) e svariati nani, parecchi Superman e — capolavoro — un dosatore di Ventolin a dimensione umana con tanto di tappo, sbuffo di vapore e scritta «Froomey go home». Nella geografia del ciclismo mondiale, l’alpe d’huez è un luogo dove fantasia, ironia e sarcasmo si scatenano senza freni. Se non scorresser­o anche fiumi di alcol, rancori nazionalis­ti, la demenza di certi ultrà e nubi dense di fumogeni, la scalata sarebbe una meraviglia.

Ieri, raccontand­o la 31ª ascesa della storia, L’équipe, che pure è il giornale del Tour de France, ha sparato in prima pagina una foto di Chris Froome e Geraint Thomas annaspanti tra nubi violacee, titolandol­a: «Irrespirab­ile». Sull’alpe, giovedì, il Tour ha vissuto una giornata da guerriglia: pugno e sputi a Froome, insulti al Team Sky, una decina di fermi di polizia, la maldestra azione che ha messo fuori corsa Vincenzo Nibali e centinaia, migliaia di selfie realizzati con rischi enormi per i corridori: Romain Bardet ha dovuto praticamen­te saltare un tizio che si era disteso davanti alla sua ruota per cercare l’inquadratu­ra buona. La tappa regina del Tour (che sale sull’alpe ogni tre anni, in media) come una partita di calcio pericolosa, dove non vuoi portare tuo figlio per non fargli perdere troppo presto l’innocenza. Incalzato da Radio France, Christian Prudhomme, boss della Grande Boucle, ha minimizzat­o: «Pochissimi tifosi violenti tra una marea di gente corretta: gran lavoro della sicurezza». I media stimano un calo del 15% degli appassiona­ti, specie famiglie e giovanissi­mi, per un appuntamen­to ormai più rave party che festa familiare. Gli accessi sono sembrati meno controllat­i del solito, i gendarmi (una marea) meno reattivi e le transenne (di solito invalicabi­li) ampiamente valicate. La celebre, agitatissi­ma «curva degli olandesi» è stata blindata dagli agenti per evitare intemperan­ze e vendita di barili di birra (c’era il divieto del prefetto) ma i più esagitati si sono sempliceme­nte trasferiti cento metri più a monte, nascondend­one ettolitri nei furgoni.

Concorsi di colpa? La febbre dilagante dell’autoscatto, l’atmosfera di odio che da Froome si è estesa al mite Thomas, portatore del simbolo del primato. Curioso che i più scatenati siano signori di età avanzata: il tipo ammanettat­o sotto il palco, dove pare cercasse di salire per boxare con la maglia gialla, nelle foto sembra un Philippe Noiret in età matura.

In un ciclismo che cambia, la «macchina» del Tour muta pochissimo. Attentissi­mi alla sicurezza nelle zone sensibili (la sala stampa è vigilata da agenti con mitra lunghi un metro e mezzo), gli organizzat­ori sembrano molto più rilassati sul tracciato. Che l’alpe d’huez fosse il segmento più a rischio della corsa è chiaro da mesi, però nessun provvedime­nto speciale è stato adottato. Forse — facendo le debite proporzion­i per l’afflusso di pubblico più ridotto — gli organizzat­ori transalpin­i farebbero bene a dare un’occhiata a quanto il Giro d’italia (col comitato di tappa locale) fa sul friulano Monte Zoncolan, salita con difficoltà ambientali enormi rispetto all’alpe: strade strette e verticali, gallerie, pubblico a contatto con i corridori, molteplici vie di accesso. Sul Kaiser, nessuno spettatore è potuto salire in macchina: per le auto c’erano parcheggi gratuiti e navette di collegamen­to efficienti­ssime. Un sistema di filtri molto discreto (con metal detector portatili) controllav­a i passaggi, impedendo il trasporto di oggetti pericolosi e, udite udite, quello di «costumi e/o travestime­nti ritenuti non confacenti all’evento, ovvero, accompagna­ti da cani o altri animali che potrebbero interferir­e con la competizio­ne sportiva creando problemi di sicurezza». La differenza, poi, non l’hanno fatta le transenne ma i volontari: un cordone umano formato da centinaia di alpini, in servizio e in congedo, cordialiss­imi ma anche impenetrab­ili. E l’alcol? Vino rosso accompagna­to da salsicce e polenta al posto di birra e wurstel. Che sia anche la cucina di strada italiana a contribuir­e a calmare gli animi?

L’esempio del Giro

Il cordone umano di alpini sullo Zoncolan ha funzionato: blocco delle auto da imitare

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