Un Tour irrespirabile
Fumogeni e alcol: controlli colabrodo sull’alpe Il gigantismo di una corsa fuori controllo
Una trentina di puffi, VALENCE tre Borat, una Biancaneve (molto pelosa) e svariati nani, parecchi Superman e — capolavoro — un dosatore di Ventolin a dimensione umana con tanto di tappo, sbuffo di vapore e scritta «Froomey go home». Nella geografia del ciclismo mondiale, l’alpe d’huez è un luogo dove fantasia, ironia e sarcasmo si scatenano senza freni. Se non scorressero anche fiumi di alcol, rancori nazionalisti, la demenza di certi ultrà e nubi dense di fumogeni, la scalata sarebbe una meraviglia.
Ieri, raccontando la 31ª ascesa della storia, L’équipe, che pure è il giornale del Tour de France, ha sparato in prima pagina una foto di Chris Froome e Geraint Thomas annaspanti tra nubi violacee, titolandola: «Irrespirabile». Sull’alpe, giovedì, il Tour ha vissuto una giornata da guerriglia: pugno e sputi a Froome, insulti al Team Sky, una decina di fermi di polizia, la maldestra azione che ha messo fuori corsa Vincenzo Nibali e centinaia, migliaia di selfie realizzati con rischi enormi per i corridori: Romain Bardet ha dovuto praticamente saltare un tizio che si era disteso davanti alla sua ruota per cercare l’inquadratura buona. La tappa regina del Tour (che sale sull’alpe ogni tre anni, in media) come una partita di calcio pericolosa, dove non vuoi portare tuo figlio per non fargli perdere troppo presto l’innocenza. Incalzato da Radio France, Christian Prudhomme, boss della Grande Boucle, ha minimizzato: «Pochissimi tifosi violenti tra una marea di gente corretta: gran lavoro della sicurezza». I media stimano un calo del 15% degli appassionati, specie famiglie e giovanissimi, per un appuntamento ormai più rave party che festa familiare. Gli accessi sono sembrati meno controllati del solito, i gendarmi (una marea) meno reattivi e le transenne (di solito invalicabili) ampiamente valicate. La celebre, agitatissima «curva degli olandesi» è stata blindata dagli agenti per evitare intemperanze e vendita di barili di birra (c’era il divieto del prefetto) ma i più esagitati si sono semplicemente trasferiti cento metri più a monte, nascondendone ettolitri nei furgoni.
Concorsi di colpa? La febbre dilagante dell’autoscatto, l’atmosfera di odio che da Froome si è estesa al mite Thomas, portatore del simbolo del primato. Curioso che i più scatenati siano signori di età avanzata: il tipo ammanettato sotto il palco, dove pare cercasse di salire per boxare con la maglia gialla, nelle foto sembra un Philippe Noiret in età matura.
In un ciclismo che cambia, la «macchina» del Tour muta pochissimo. Attentissimi alla sicurezza nelle zone sensibili (la sala stampa è vigilata da agenti con mitra lunghi un metro e mezzo), gli organizzatori sembrano molto più rilassati sul tracciato. Che l’alpe d’huez fosse il segmento più a rischio della corsa è chiaro da mesi, però nessun provvedimento speciale è stato adottato. Forse — facendo le debite proporzioni per l’afflusso di pubblico più ridotto — gli organizzatori transalpini farebbero bene a dare un’occhiata a quanto il Giro d’italia (col comitato di tappa locale) fa sul friulano Monte Zoncolan, salita con difficoltà ambientali enormi rispetto all’alpe: strade strette e verticali, gallerie, pubblico a contatto con i corridori, molteplici vie di accesso. Sul Kaiser, nessuno spettatore è potuto salire in macchina: per le auto c’erano parcheggi gratuiti e navette di collegamento efficientissime. Un sistema di filtri molto discreto (con metal detector portatili) controllava i passaggi, impedendo il trasporto di oggetti pericolosi e, udite udite, quello di «costumi e/o travestimenti ritenuti non confacenti all’evento, ovvero, accompagnati da cani o altri animali che potrebbero interferire con la competizione sportiva creando problemi di sicurezza». La differenza, poi, non l’hanno fatta le transenne ma i volontari: un cordone umano formato da centinaia di alpini, in servizio e in congedo, cordialissimi ma anche impenetrabili. E l’alcol? Vino rosso accompagnato da salsicce e polenta al posto di birra e wurstel. Che sia anche la cucina di strada italiana a contribuire a calmare gli animi?
L’esempio del Giro
Il cordone umano di alpini sullo Zoncolan ha funzionato: blocco delle auto da imitare