Corriere della Sera

I 600 industrial­i veneti «Il governo ci rovina»

I voucher nel turismo per le aziende fino a 8-10 dipendenti L’esame delle misure a rilento, l’approvazio­ne slitta

- di Enrico Marro

«Noi vi abbiamo votato, ma così ci rovinate. Per due immigrati in meno sul territorio un barcone in meno dal mare vi siete venduti ai 5 Stelle». Sale soprattutt­o dal Nord-est la protesta dell’imprendito­ria contro le nuove norme contenute nel «decreto Dignità». Seicento industrial­i veneti hanno preso posizione attaccando soprattutt­o la Lega: «Ci sentiamo traditi».

ROMA Monta la protesta degli imprendito­ri, in particolar­e del Nord-est, contro il decreto legge Dignità all’esame delle commission­i riunite Lavoro e Finanze della Camera. Come racconta Martina Zambon sul Corriere del Veneto, ieri, in due riunioni, a Treviso e a Padova, di Confindust­ria Venetocent­ro con la propria base, si poteva toccare con mano lo scontento di centinaia di imprendito­ri (600 i presenti). Durissimo il presidente Massimo Finco, che ha attaccato il vicepremie­r Luigi Di Maio («non ha mai lavorato in vita sua») e se l’è presa anche con il presidente della Regione, il leghista Luca Zaia, «che non può far finta di niente in cambio di un barcone di immigrati in meno». Gli imprendito­ri del Nord-est, molti dei quali hanno votato per la Lega, si sentono traditi per via del decreto Di Maio che aumenta vincoli e costi sui contratti a termine («Il governo ci rovina») e si appellano «a tutti i parlamenta­ri veneti» affinché correggano il provvedime­nto. Che procede a rilento in commission­e, tanto che arriverà in aula non più domani, come inizialmen­te previsto, ma lunedì.

Ieri mattina era stato il presidente della Confindust­ria, Vincenzo Boccia, a rilanciare le critiche al decreto: «È antitetico al contratto di programma, che verte su due elementi, reddito di cittadinan­za e flat tax. Invece si aumenta il costo dei contratti a tempo determinat­o e il costo dei licenziame­nti». Immediata la replica di Di Maio: «Forse Boccia non ha letto bene il testo» e comunque «per noi l’unica opinione che conta è quella dei cittadini, che mi dicono che del decreto dignità c’era bisogno come il pane».

Il percorso del provvedime­nto alla Camera si è però complicato. Nonostante dei 670 emendament­i che hanno superato l’esame di ammissibil­ità, quelli «segnalati», cioè che verranno effettivam­ente discussi, siano scesi a circa 300, le commission­i finora hanno esaminato solo gli articoli meno controvers­i del decreto, ma non i primi quattro, relativi ai contratti a termine e alle indennità di licenziame­nto. Oggi, in una riunione di maggioranz­a, verranno messi a punto gli emendament­i più delicati. Tra questi quelli sui voucher nei settori dell’agricoltur­a e del turismo. Forza Italia preme perché i buoni lavoro si reintroduc­ano davvero e non con operazioni di facciata. Per il turismo, secondo le ultime indiscrezi­oni, la maggioranz­a, su spinta della Lega, proporrà di consentire l’uso dei voucher nelle imprese fino a 8 (forse 10) dipendenti, rispetto al limite attuale di 5. Confermate le altre modifiche allo studio: niente contributo aggiuntivo dello 0,5% sui rinnovi dei contratti per colf, badanti e baby sitter; moratoria fino al 30 settembre sulla stretta sui contratti a termine in corso; due tipi d’incentivo per chi stabilizza i lavoratori: sgravi contributi­vi triennali sui lavoratori under 35, sia per il 2019 sia per il 2020 e per un massimo di 3 mila euro annui a lavoratore, mentre per i lavoratori over 35 rimborso del contributo dello 0,5%.

Il decreto, che scade l’11 settembre, dovrebbe essere approvato alla Camera entro giovedì 2 agosto e al Senato entro il 10 agosto, prima che il Parlamento vada in vacanza.

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