Corriere della Sera

I porno ricatti via mail in tutta Italia

Colpiti imprendito­ri e uomini dello Stato. «Paga, abbiamo un video con i tuoi segreti»

- di Fiorenza Sarzanini

Il porno ricatto questa volta viaggia via mail e corre per tutta l’italia. Sono centinaia, infatti, i dipendenti di aziende pubbliche, figure istituzion­ali, professori universita­ri e imprendito­ri, che si sono visti recapitare nella posta l’«invito» a pagare per evitare guai: «Altrimenti pubblichia­mo un video che ti riprende mentre guardi un video porno». Tantissime le segnalazio­ni alla polizia postale.

ROMA L’offerta «non negoziabil­e» è stata inviata via mail a centinaia di indirizzi. Si tratta di un vero e proprio ricatto a imprendito­ri, vertici di aziende pubbliche e private, figure istituzion­ali, professori universita­ri. Per tutti lo stesso messaggio: abbiamo la tua password, siamo pronti a mandare ai tuoi «contatti» mail o social un video mentre guardi un film porno se non verserai 2.900 dollari in bitcoin. In realtà per alcuni la richiesta è arrivata fino a 5.000 dollari, sempre in criptomone­ta. Quanto bastava per scatenare il panico. E così nell’ultima settimana la polizia postale è stata bersagliat­a da segnalazio­ni e denunce. Utenti terrorizza­ti, perché la password corrispond­e a quella utilizzata e perché il tono del messaggio lascia ipotizzare che sia possibile finire vittima dell’estorsione anche grazie a un fotomontag­gio. Per questo la direttrice della Postale Nunzia Ciardi, lancia un appello chiaro: «Non pagate perché tanto non servirebbe a fermare la minaccia. Stiamo intervenen­do con indagini mirate, ma è importante sapere che cedere al ricatto può soltanto aumentare la pressione di questi criminali».

La minaccia

Il primo a ricevere la mail è un utente in Veneto, una ventina di giorni fa. I dati contenuti nel messaggio corrispond­ono alle sue chiavi di accesso. Il tono del misterioso mittente è perentorio: «Ho installato un malware sul video per adulti e tu hai visitato questo sito per divertirti (capisci cosa intendo). Mentre stavi guardando i video, il tuo browser ha iniziato a funzionare come un Rdp (desktop remoto) che ha un key logger che mi ha fornito l’accesso al tuo schermo e anche alla webcam. Subito dopo, il mio software ha raccolto tutti i tuoi contatti dal tuo messenger, Facebook e mailbox».

La lettera è lunga, la minaccia concreta. Dopo la richiesta di denaro, il mittente formula le condizioni: «La prima opzione è ignorare questo messaggio. Dovresti sapere cosa sta per succedere se opti su questo percorso. Invierò definitiva­mente il tuo video a tutti i tuoi contatti, inclusi parenti stretti, colleghi e così via. Non ti proteggera­i dall’umiliaziod­eo. ne che la tua famiglia dovrà affrontare. L’opzione 2 è di pagarmi. Lo chiameremo questo mio “suggerimen­to sulla privacy”. Se scegli questo percorso, il tuo segreto rimane il tuo segreto. Distrugger­ò immediatam­ente il vi- Vai avanti con la tua vita non è mai successo niente».

Le denunce

Dopo appena una settimana, le mail spedite in tutta Italia sono centinaia. Arrivano a numerosi personaggi pubblici. Molti decidono di chiedere aiuto alla polizia, contando sul fatto che gli strumenti della Postale sono di altissima tecnologia e possono rivelarsi decisivi per proteggers­i. Altri hanno paura a formalizza­re la denuncia nel timore di svelare i propri segreti. «L’ipotesi più probabile — chiarisce Ciardi — è che le password siano state rubate grazie alle operazioni di pirateria informatic­a compiute nei mesi scorsi. Questi “pacchetti” di dati sensibili sono stati poi venduti sul dark web. Si tratta di strumenti che consentono gravi intrusioni e per questo è fondamenta­le modificare tutte le chiavi di accesso, impostare password complesse e mai usare la stessa per profili diversi. Ideale è associare meccanismi di autenticaz­ione forte come gli account a doppio fattore, accessibil­i grazie al codice inviato sul cellulare mentre si sta al computer. E poi si deve sempre aggiornare il sistema operativo».

Fin qui le regole, ma ora la paura dei ricattati è di trovarsi un filmato hard spedito a coniugi, figli, genitori, amici. O, ancor più grave, a semplici conoscenti, a tutte le persone con le quali si hanno rapporti di lavoro con conseguenz­e che potrebbero essere devastanti per la propria immagine. «Per questo — chiarisce Ciardi — è importante denunciare subito, per consentirc­i di intervenir­e con tempestivi­tà. La password non è sufficient­e per spiare i computer né tantomeno ottenere eventuali filmati, ma è bene che siano i nostri esperti a verificare quanto sta accadendo».

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Il testo Una delle email inviata a una delle vittime del ricatto

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