Corriere della Sera

Il cielo annerito e noi fino a notte incollati alla tv

- di Maria Kakridi

Qualunque cosa accada, da sempre mi colpisce e mi preoccupa. A volte penso che sia la fragilità della Grecia a condiziona­rmi. Altre volte mi chiedo se un evento sia conseguenz­a del destino, o più credibilme­nte dell’incuria e della cattiveria dell’uomo.

L’altro ieri, mentre andavo a casa di mio zio ad Aghia Marina, che rispetto alla devastata Mati è dall’altra parte dell’aeroporto, il cielo nero di fumo e fuliggine mi ha inquietato. Sono arrivata dallo zio, che era già seduto davanti alla television­e. C’era un’immagine terribile. Un’auto in fiamme, abbandonat­a in mezzo alla strada, e il cronista raccontava che una famiglia, marito, moglie e due bambini, fuggivano verso il mare, in disperata ricerca di salvezza. Fino a notte inoltrata, siamo stati inchiodati davanti alla television­e sentendo l’odore di bruciato che arrivava fino a noi, e guardando immagini di disperazio­ne.

Non sappiamo fino ad ora, e forse non lo sapremo mai, se le responsabi­lità di questa tragedia siano stati il calore, la terra secca e il vento fortissimo, oppure se sia stato un incendio doloso. Questa tragedia ha sminuito l’impatto di un altro grande incendio, iniziato sette ore prima di quello di Mati, a Kinetta, località non lontana dal canale di Corinto. L’autostrada che percorro spesso per raggiunger­e nel weekend la mia casa di campagna è stata chiusa fino a ieri mattina, spezzando in due l’attica. Per fortuna, se di fortuna si può parlare, non ci sono stati morti — per quanto ne sappiamo — a causa di questo incendio quasi parallelo a quello di Mati.

Il cielo si sta rischiaran­do, ma non osiamo ascoltare il bilancio delle vittime. (docente universita­ria,

abitante di Atene)

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