Corriere della Sera

Stop alla riforma delle intercetta­zioni Scintille tra il Movimento e il Pd

Bonafede: un bavaglio varato dopo Consip. L’ex segretario dem: sei in malafede

- Dino Martirano

Il decreto «Milleproro­ghe» arriva a fine anno, di solito, per anticipare o ritardare l’efficacia dei provvedime­nti varati dal Parlamento. Ma ora il governo Conte va, in piena estate, nella direzione di azzerare alcune scelte degli esecutivi che lo hanno preceduto. Prima tra tutte la piccola rivoluzion­e sulle intercetta­zioni telefonich­e introdotta dai governi Renzi e Gentiloni. Quel testo, ora bloccato, avrebbe dovuto essere efficace tra un paio di giorni con l’introduzio­ne anche di norme più stringenti sulla pubblicazi­one delle conversazi­oni intercetta­te, soprattutt­o se non penalmente rilevanti. Imponendo alla polizia giudiziari­a di selezionar­e quelle essenziali per le indagini.

Il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede (M5S) ha rivendicat­o la volontà di fermare «la legge bavaglio voluta dal Pd per impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati o dei politici quando sono al telefono con persone indagate». Il ministro ha detto che questa legge fu «approvata in pieno caso Consip» che coinvolse la famiglia dell’ex premier Matteo Renzi. E «ora abbiamo tolto le mani della vecchia politica dalle intercetta­zioni...».

La scelta e le date del ministro Bonafede vengono però contestate da mezzo Pd: «Ogni legge può cambiare se lo si ritiene opportuno, ma sarebbe l’ora di farla finita con gli slogan e la propaganda», avverte la vice presidente del Senato Anna Russomando. In merito alla «contempora­neità» con il caso Consip (dicembre 2016), fonti del Pd ricordano che la riforma Orlando prende avvio il 23 dicembre 2014, viene approvata il prima lettura alla Camera il 23 settembre del 2015 per poi «passare» al Senato il 15 marzo 2017. Il varo definitivo arriva il 14 giugno 2017 ma poi si arriva a luglio del 2018 per l’efficacia del testo ora congelato. Insorge Matteo Renzi: «O Bonafede non ha capito niente o è in malafede». Poi commenta le scuse di Gianpaolo Scafarto, il carabinier­e delle indagini ora assessore in una giunta di destra in Campania: «Mi ricorda Benigni in Johnny Stecchino quando chiede scusa al boss Cozzamara». Secondo Michele Anzaldi: «Bonafede straparla ed è molto nervoso perché oggi le uniche intercetta­zioni di cui si dovrebbe occupare sono quelle delle sue telefonate con l’avvocato Lanzalone».

Il senatore grillino Mario Michele Giarrusso dice che «la riforma è tutta da cambiare perché è un obbrobrio che mette il bavaglio alla stampa e impedisce le indagini di magistrati». L’anm plaude al congelamen­to. La Federazion­e nazionale della stampa parla di «buona notizia». Mentre l’unione camere penali lamenta di non essere stata consultata.

Per Francesco Paolo Sisto (FI) «Bonafede cancella la privacy in nome del giustizial­ismo». La Lega, per ora, preferisce non commentare.

I tempi

Spostata l’entrata in vigore della legge al 2019 per poter modificare l’impianto

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