Corriere della Sera

Da barricader­i a possibilis­ti Su Tav e gasdotto il nuovo volto dei 5 Stelle

Il Movimento prende tempo. «Ascoltare le comunità»

- di Alessandro Trocino

ROMA Alberto Airola è sicuro: «La questione della Val di Susa è un patto fondante, senza quelle battaglie il Movimento non esisterebb­e. La Tav non si farà mai». Eppure, tanta sicurezza ostentata è il segno di una fragilità del Movimento, che si trova nella difficile situazione di dover tener fede alle promesse della campagna elettorale e al tema identitari­o per eccellenza, ovvero il no alle grandi opere.

Chi conosce il Movimento sa bene quali sono le posizioni sull’alta velocità, ma anche sulle Olimpiadi e sulla Tap, il gasdotto che dovrebbe arrivare in Puglia. Ma, come è accaduto anche per il termovalor­izzatore di Parma (ma lì Federico Pizzarotti diventerà il «traditore»), tener fede alle promesse, una volta al governo, significa anche affrontare la realtà. Che spesso si traduce in lavori avviati, impegni presi, contratti firmati e pesanti penali da pagare in caso di improvviso stop ai lavori.

Per questo i nervi sono tesissimi. Barbara Lezzi, ministro ma soprattutt­o militante no Tap della prima ora, è nervosa. Non sa come rispondere ai tanti che la sollecitan­o e aspetta che Luigi Di Maio prenda una decisione. Ma il vicepremie­r, nonché due volte ministro, prova a ributtare la palla in campo. E spiega: «Non si possono prendere decisioni dall’alto, bisogna ascoltare le comunità. Qualsiasi opera sul territorio va fatta dialogando con loro». Che è già un rimettere in discussion­e decisioni che sembravano scontate.

Di fronte al tentennare sulla Tap (Alessandro Di Battista aveva promesso che sarebbe stato bloccato in due settimane), ma anche sull’ilva, che secondo Beppe Grillo doveva diventare un parco giochi, e la cui riconversi­one ora alla Lezzi

pare «fantasmago­rica», ieri è intervenut­o Danilo Toninelli. Per ridare spazio alla voce delle origini, quella evocata da Airola. Così il ministro delle Infrastrut­ture spiega che leggendo il dossier della Tav Torino-lione ha provato «rabbia e disgusto per come sono stati sprecati i soldi dei cittadini italiani. È stato un enorme lo sperpero di denaro pubblico per favorire i soliti potentati, certe cricche politico-economiche e persino la criminalit­à organizzat­a». Toninelli, a questo punto spiega che «nessuno deve azzardarsi a firmare nulla ai fini dell’avanzament­o dell’opera, sarebbe un atto ostile». Ma non dice che sarà bloccata. Spiega che «rifarsi al contratto di governo significa voler ridiscuter­e integralme­nte l’infrastrut­tura in applicazio­ne dell’accordo con la Francia. Senza preclusion­i ideologich­e, ma senza subire il ricatto che ci piove in testa». In sostanza, ridiscuter­e ma non bloccare. Un’altra Tav è possibile. Anche se Ettore Rosato (Pd) e Maurizio Lupi (Noi con l’italia) temono che dietro questo sbarrament­o di parole si nasconda la volontà di far saltare tutto. Nel frattempo, però i cantieri sono fermi, il Movimento discute, aspettando di decidere. E Giuseppe Civati (fondatore di Possibile) può ironizzare: «Questo è il governo del cambianien­te».

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