Bimba rom ferita, indagato ex dipendente del Senato
La difesa del 59enne: «Non sono razzista. Ero in balcone col fucile, colpo partito per sbaglio»
ROMA L’uomo che ha colpito Cirasela, la bimba rom di 15 mesi ricoverata al Bambino Gesù in condizioni gravi, si chiama Marco Arezio, ha 59 anni ed è un ex dipendente amministrativo del Senato ormai in pensione. La vicenda risale al 18 luglio scorso. Una donna passeggia alla periferia di Roma con in braccio sua figlia che, all’improvviso, comincia a piangere disperata. La donna si guarda la mano. É sporca di sangue. La spalla della bimba è stata perforata da un proiettile, esploso, si pensa, da un’auto di passaggio. Partono così le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo che ora portano ad Arezio.
Appassionato di calcio, tifoso della Lupa, iscritto al Roma Club di Palazzo Madama (il cui sito sembra promuovere la raccolta differenziata dell’alluminio e ricette), più che un ultras sembra un uomo comune, senza furori social nè un profilo Facebook. Con la passione delle armi però.
I carabinieri che, lunedì sera, hanno perquisito la sua abitazione al settimo piano di un palazzone nei pressi della Palmiro Togliatti e lo hanno denunciato per lesioni aggravate gli hanno trovato un fucile ad aria compressa e una pistola a bassa potenza, di quelle che si acquistano senza bisogno del porto d’armi. Le verifiche erano cominciate analizzando il calibro del pallino che aveva attraversato la spalla di Cirasela e chiedendo alle armerie l’elenco dei clienti. E così è spuntato fuori il nome di Arezio.
La versione dell’ex impiegato di palazzo Madama, assistito dal difensore Mauro Gioventù, è semplice: quel giorno era in balcone con in braccio il fucile ad aria compressa. Stava controllandolo, si è reso conto che s’era inceppato, ha provato a sbloccarlo: è partito il colpo. Le obiezioni degli investigatori sono almeno due. Perché non è sceso in strada? La risposta è che, sul momento, non si sarebbe reso conto dell’accaduto. E allora come mai quando ha letto sui giornali la storia, non ha pensato di presentarsi alle forze dell’ordine? Arezio, qui, è rimasto in silenzio. L’ipotesi che l’arma possa essere stata modificata in qualche modo per renderla più aggressiva è sul tavolo. E il pm Roberta Cappon che coordina le indagini assieme all’aggiunto Nunzia D’elia, ha delegato approfondimenti al perito balistico. Qual era la traiettoria del fucile? «Il mio cliente — dice l’avvocato — non è un ultras, non è un terrorista, non è un razzista. Abbiamo fornito tutti i chiarimenti possibili». Le condizioni di Cirasela intanto sono stabili: ieri sera la sindaca Virginia Raggi è andata a trovarla.
Nella Capitale La piccola di 15 mesi è in condizioni stabili Ieri la visita della sindaca Raggi