Corriere della Sera

Un’ultima scritta: «Siete tutti finti» L’addio di Oksana, pioniera Femen

Marginaliz­zata dalle femministe ucraine, l’artista si è tolta la vita a Parigi

- di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

PARIGI «Il movimento Femen è partito dalla nostra prima campagna a Kiev, “l’ucraina non è un bordello”. Volevamo combattere la reputazion­e mondiale delle ucraine come prostitute, nata dopo la fine dell’unione Sovietica quando la povertà obbligò tante ragazze ad andare in Europa occidental­e a vendersi come se fossero un prodotto per l’industria del sesso», diceva Oksana Chatchko nel bellissimo documentar­io «Je suis Femen» di Alain Margot. Oksana era l’anima d’avanguardi­a, romantica e forse troppo idealista di un movimento che infatti l’ha messa ai margini e dal quale era uscita nel 2014. I suoi amici l’hanno ritrovata impiccata ieri, a 31 anni, nel piccolo appartamen­to spoglio dove viveva a Montrouge, appena fuori Parigi.

Dopo le prime azioni in Ucraina, Oksana Chatchko aveva chiesto rifugio in Francia e aveva trovato accoglienz­a nel teatro alternativ­o «Le Lavoir moderne» dell’artista sua amica Apolonia Breuil. «Abbiamo vissuto nelle stesse case occupate per cinque anni, è diventata una specie di sorella — ha detto ieri Apolonia a Quentin Girard di Libération —. Aveva finito per trovare un piccolo posto a Montrouge senza niente, nessun arredament­o, a parte l’armadio nel quale si è impiccata. La vita era molto dura».

La fine di Oksana Chatchko è anche quella definitiva delle Femen del nucleo storico, composto da lei, da Sasha Shevchenko e da Anna Hutsol, tutte estromesse dalla figura dominante, più smaliziata e mediatica, di Inna Shevchenko, capace di riorganizz­are il gruppo in modo verticisti­co e di finire anche sui francoboll­i delle poste francesi, scelta dall’allora presidente François Hollande come modella della «Marianna di Francia».

Senza esserne forse neanche consapevol­e, Oksana Chatchko era rimasta fedele allo spirito originario del gruppo, quello che faceva dire all’amica Anna Hutsol «da una parte, tu hai delle ragazze ucraine che sono giovani, carine, povere, sottomesse e ignoranti... E dall’altra, uomini più anziani, determinat­i, immorali e ricchi. Secondo te, chi fregherà chi?» (dal libro «Femen, histoire d’une trahison» di Olivier Goujon).

A «fregare» quelle ragazze bellissime e spiantate erano tanti occidental­i senza scrupoli, e pure Viktor Sviatski, l’ideologo iniziale del gruppo e reclutator­e delle militanti, che sceglieva le più carine per essere sicuro di avere le prime pagine dei giornali.

Come il punk è stato un movimento sincero e anche «la grande truffa del rock’n roll», con le sue vittime e i suoi profittato­ri alla Malcolm Mclaren, così le Femen sono state l’espression­e di un commovente e genuino slancio femminista in epoca «premetoo», e anche un’operazione meno limpida con qualche profittato­re.

L’annuncio del suicidio è stato dato dalla leader ormai indiscussa Inna Shevchenko: «Oksana Chatchko è una delle donne più notevoli della nostra epoca, una delle più grandi combattent­i, ci ha lasciati ma è qui e ovunque». Solo che Oksana e Inna ormai non si parlavano più da anni, la prima tornata alla sua grande passione, l’arte, e al sottobosco delle case occupate e della cultura undergroun­d, la seconda volto noto di un movimento sempre più discusso e artefice di operazioni non sempre indovinate, come l’azione nella cattedrale Notre Dame contro il papa dimissiona­rio Benedetto XVI.

Oksana Chatchko era tornata a studiare all’école des Beaux Arts e due anni fa aveva esposto le sue opere, rivisitazi­one in chiave femminista della tradizione delle icone nella Chiesa ortodossa, nella mostra «Iconoclast­e» alla galleria Mansart di Parigi. Madonne crocifisse al posto di Gesù, una Maria con il burqa, i quattro cavalieri dell’apocalisse che diventano amazzoni. Nell’ultimo post su Instagram, sabato, Oksana ha pubblicato la scritta «You are fake», più o meno lo stesso messaggio che comparireb­be nella lettera d’addio: «Siete tutti finti».

 ?? (Gleb Garanich) ?? Casa Oksana Chatchko, 31 anni, nel suo appartamen­to a Kiev nel 2012, prima di chiedere asilo in Francia
(Gleb Garanich) Casa Oksana Chatchko, 31 anni, nel suo appartamen­to a Kiev nel 2012, prima di chiedere asilo in Francia

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