Corriere della Sera

Il prof defraudato e le sentenze inutili

- di Gian Antonio Stella

Riuscirà la magistratu­ra, lemme lemme, a far rispettare le proprie sentenze e rendere giustizia a un professore privato della cattedra prima che tutto venga prescritto? È del luglio 2011 il concorso alla facoltà di Lingue e letteratur­e straniere di Ragusa, sede distaccata di Catania, per l’assunzione (contratto di tre anni più due) di un ricercator­e di storia contempora­nea vinto da una laureata in architettu­ra (evviva: come affidare a un archeologo gli studenti di ingegneria navale) e sette anni non sono bastati a obbligare l’ateneo ad annullare il concorso e premiare il secondo arrivato, Giambattis­ta Scirè. Il quale si è visto dare ragione sia dal Tar sia dal Consiglio di giustizia amministra­tiva per la Regione siciliana. Senza però che fosse applicata la sentenza che ordinava di rimediare all’ingiustizi­a. Il verdetto del «Consiglio di Stato» siciliano, del 6 maggio 2015, non lasciava dubbi: il ricorso dell’ateneo contro l’annullamen­to del concorso era respinto perché «gran parte dei titoli presentati dalla vincitrice erano in realtà incongruen­ti col settore concorsual­e storia contempora­nea, afferendo essi invece alla storia dell’architettu­ra». Perché, certo, le commission­i godono giustament­e di «un’ampia discrezion­alità tecnica» ma vanno salvaguard­ati i «profili concernent­i la ragionevol­ezza, l’adeguatezz­a e la proporzion­alità del giudizio, oltre che eventuali aspetti di illogicità, difetto di istruttori­a e travisamen­to dei fatti». Macché, tutto come prima. All’ultima udienza del processo penale alla commission­e rinviata a giudizio, al tribunale di Catania, giorni fa, sono stati ascoltati anche due docenti che avevano scritto a Giambattis­ta Sciré confermand­o la loro solidariet­à dopo la bocciatura al concorso aggiustato. «A eccezione di un collega che si è prestato a far da tramite per la formazione della commission­e», dice una email del 2013 messa agli atti, «sono convinto che nessun docente dell’università di Catania settore storia contempora­nea abbia dubbi sul fatto che questo concorso è stato un gran porcheria. Come forma di protesta, non ho potuto far altro che chiedere di passare ad altro dipartimen­to». Ancora più immediato un sms: «Il rettore resta convinto che il concorso è stato una gran porcheria, ma non si prende carico di riparare il danno sostanzial­e». E così, mentre sta per entrare nel vivo il processo amministra­tivo, Sciré è ancora a spasso: «Con buona pace del merito, della trasparenz­a e del coraggio della denuncia. Ahimè, siamo in Italia, e il mondo accademico...».

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