Corriere della Sera

Bcc, proroga di sei mesi per la riforma

- di Claudia Voltattorn­i

Sulla proroga, assicura il ministro dell’economia Giovanni Tria, «c’è stata piena unanimità di tutti i ministri». E il premier Giuseppe Conte parla di «riforma della riforma» e di «interventi chirurgici ma molto significat­ivi nell’impatto pratico e nella rilevanza politica». Cambia così la riforma pensata dal governo Renzi per superare quel modello di banca «locale» messo in crisi dai crac bancari. E anzi, fa quasi un dietrofron­t, perché il «localismo» torna ad essere un punto di forza. Così ieri il Consiglio dei ministri ha approvato la proroga di 6 mesi per la riforma delle banche del credito cooperativ­o dando più potere ai piccoli e più tempo per aderire ai grandi gruppi tra cui le tre holding Iccrea, Cassa Centrale Banca e Raiffeisen. «Rafforziam­o la finalità mutualisti­ca dice Conte - e cerchiamo di conservare il radicament­o nel territorio di questi organismi bancari». Le norme sono contenute nel decreto Milleproro­ghe varato ieri.

Per il ministro Tria, la proroga «si è resa necessaria dal fatto che contestual­mente si

propongono norme di modifica della riforma ed è quindi necessario che tutte le banche che dovranno decidere se aderire ai gruppi bancari, abbiano del tempo per valutare cosa fare». Una delle finalità della riforma era quella di «garantire il carattere mutualisti­co delle banche di credito cooperativ­o, il carattere localistic­o, la dedizione al territorio di queste banche: questa finalità spiega Tria - presentava dei problemi critici e quindi siamo intervenut­i per risolverli». Con le nuove norme, è stata elevata dal 51% al 60% la quota minima di capitale che le Bcc devono detenere nella capogruppo, questo «per un controllo maggiore da parte delle singole banche sulle azioni della capogruppo», sottolinea il ministro.

Inoltre, la metà più due componenti del cda devono essere espression­e delle Bcc e deve essere tenuto conto del carattere mutualisti­co. Prima di decidere poi, la capogruppo deve consultare tutte le altre banche e le categorie di rischio prese in consideraz­ione per intervenir­e nelle singole banche «devono essere sottoposte al controllo della Banca d’italia».

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