Ghirri e l’arte di fotografare l’architettura
Con l’architettura, quella dei grandi progettisti come Aldo Rossi (uno scatto del Cimitero di San Cataldo di Modena datato 1985 era stato venduto all’asta nel 2016 per più di 17 mila euro) e quella più popolare fatta di case e di marine, Luigi Ghirri (1943-1992) ha sempre intrattenuto un legame molto stretto. Che la mostra curata da Michele Nastasi in corso alla Triennale di Milano (Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura, fino al 9 settembre, catalogo Electa, triennale.org) ci restituisce però in tutta la sua complessità, scaturita dalla ricerca incessante compiuta da Ghirri proprio sull’architettura, vista come «un luogo del nostro tempo, la nostra cifra epocale». Trani, Capri, Marina di Ravenna, Roma, Mantova, Melfi e Fidenza sono frammenti di un mosaico che propone «un nuovo modo di guardare capace di far comprendere la realtà», contraddizioni (progettuali ma anche umane) comprese. L’esposizione (allestimento di Sonia Calzoni, grafica di Pierluigi Cerri) ha origine, in particolare, dal fondo conservato nell’archivio della rivista «Lotus international», con cui Ghirri ha collaborato dal 1983 per circa un decennio. E comprende oltre 350 fotografie tra stampe originali e proiettate, integrate da esemplari delle pubblicazioni originali, testi e materiali di lavoro (tra cui pagine di menabò, appunti autografi). Molte di queste immagini sono inedite, e sono il frutto di ricerche svolte in occasione della mostra presso l’archivio di «Lotus», la fototeca della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia in cui sono conservati i negativi di Ghirri, e la Triennale di Milano. Sette le sezioni di questo piccolo-grande catalogo dell’architettura italiana e non solo (tra le immagini più affascinanti quelle del bellissimo lungofiume di Lubiana di Jože Plecnik). Che ruota attorno a Un’idea dell’italia in cui sono raccolti i materiali del Quaderno di «Lotus» pubblicato nel 1989 e che assembla accanto agli scatti di Ghirri, contributi di Gianni Celati, Lucio Dalla e Aldo Rossi, uno degli architetti più amati e più fotografati, non a caso protagonista, con i suoi progetti per Modena e Parma, della seconda sezione: La Grande Pianura.
A seguire le sezioni sul cimitero-tomba Brion di Carlo Scarpa a San Vito d’altivole (Treviso) dal suggestivo titolo Nel giardino e quelle su Plecnik a Lubiana (Il percorso) e sulla mostra del 1986 alla Triennale di Milano che aveva messo insieme (tra gli altri) Mario Merz, George Segal, Ettore Sottsass, Diller & Scofidio, Daniel Libeskind, Achille Castiglioni, Peter Eisenman, Rem Koolhas (Nel progetto domestico). Il percorso, rigoroso e essenziale, si chiude con La Triennale e il parco che racconta (appunto) della Triennale e di spazi e luoghi milanesi come il Palazzo dell’arte, le architetture di corso Sempione, la fontana dei Bagni Misteriosi. E con l’atlante metropolitano: album di immagini scattate da Luigi Ghirri che anticipano quella «condizione di frammentazione e incompiutezza della metropoli» tipica di molta architettura contemporanea.